Allarme terrorismo in Italia, tutte le misure di prevenzione

Nonostante le rassicurazioni l’Italia apre la strada a nuove misure di prevenzione per possibili attentati

Redazione
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L’escalation di violenze in Israele e l’attentato di Bruxelles dello scorso 17 ottobre, hanno alzato i livelli di allarme terrorismo anche in Italia. Nonostante infatti non vi sia “Nessun rischio attentato”, come dichiarato dal ministro Tajani, il nostro Paese ha attivato misure restrittive atte a prevenire possibili attacchi e “proteggere i siti, in particolare quelli frequentati da cittadini di religione ebraica, per impedire che ci siano situazioni di violenza”.

Allarme terrorismo, sospensione temporanea degli accordi di Schengen

Dopo gli allarmi bomba di ieri a Nizza, Lione, Nantes, Tolosa, Beauvais, dopo la medesima situazione verificatasi per la terza volta a Versailles, dopo le due molotov scoppiate davanti ad una sinagoga in Germania e soprattutto dopo l’allarme scattato nella scuola del Ghetto ebraico di Roma, l’Italia ha deciso di sospendere gli accordi di Schengen, la Convenzione, sottoscritta dall’Italia nel 1990, che regola l’apertura delle frontiere tra i Paesi firmatari.

Dinanzi agli ultimi eventi, l’Italia si è vista costretta a ripristinare i controlli tra Italia e Slovenia, dove la Convenzione fu firmata nel 2004 ed entrò in vigore a partire dal 2007, così da “controllare meglio il flusso di persone in entrata e in uscita nel contesto della rotta balcanica”. La sospensione dell’accordo è stata richiesta con procedura d’urgenza ed ha una durata di 10 giorni, con possibilità di richiedere ulteriori proroghe di 20 giorni e fino al raggiungimento massimo dei due mesi. Si potrebbe poi richiedere con procedura ordinaria un ulteriore prolungamento di un massimo di 4 mesi.

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L’Italia ha deciso di sospendere gli accordi di Schengen

La decisione di sospendere gli accordi è stata annunciata dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “La misura si è resa necessaria per l’aggravarsi della situazione in Medio Oriente – afferma la premier – l’aumento dei flussi migratori lungo la rotta balcanica e soprattutto per questioni di sicurezza nazionale” – e aggiunge – “Con il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi abbiamo comunicato in sede europea la decisione di ripristinare i controlli alla frontiera tra Italia e Slovenia.

Ne abbiamo parlato con i colleghi sloveni ai quali abbiamo rinnovato la nostra piena collaborazione sul contrasto ai flussi di migranti illegali”.

Allarme terrorismo, stretta sugli sbarchi, Salvini: “Avevo ragione”

Un’altra possibile misura di prevenzione potrebbe essere la stretta sugli sbarchi. In particolare dopo la notizia secondo la quale Abdelsalam Lassoued, l’attentatore di Bruxelles, sarebbe sbarcato a Lampedusa nel 2011.

È già successo in passato, terroristi islamici che sbarcano a Lampedusa. Mi hanno accusato di fomentare odio, invece avevo ragione” – ha dichiarato Matteo Salvini – “Quanti altri terroristi sono sbarcati da qui, da Ventimiglia, da Trieste? Se già dovevamo contrastare gli sbarchi illegali, ora dobbiamo farlo di più”. E per farlo, per controllare maggiormente gli sbarchi, saranno rafforzati i controlli in entrata.

Matteo Salvini
Salvini: “È già successo in passato, terroristi islamici che sbarcano a LampedusaAvevo ragione

Verrà infatti introdotto un sistema di identificazione il quale, tramite apparecchiature per foto segnalamento, permetterà di “ridurre a zero la possibilità che siano trasferite da Lampedusa alla terraferma persone di cui si ignora l’identità”.

Allarme terrorismo, espulsioni mirate

Ulteriore misura prevista è anche l’espulsione mirata per soggetti considerati pericolosi. Già nella giornata di ieri è stato rimpatriato un 28enne di origini gambiane, Sillah Ousman, sbarcato in Italia nel 2016. L’uomo è stato considerato pericoloso dopo che, da alcune indagini avviate sul conto di un connazionale, è emersa la sua frequentazione ad un campo di addestramento dell’Isis.

Alle persone considerate una minaccia per la sicurezza che hanno ricevuto un ordine di rimpatrio attualmente può essere chiesto di andarsene volontariamente. Dobbiamo cambiare urgentemente” – ha dichiarato Ursula von der Leyen – “I paesi devono avere il potere di costringerla ad andarsene”.

Il rimpatrio per motivi di sicurezza però è stato frenato dal Parlamento, in quanto non viene considerata una misura garantistica.

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