Giornata mondiale del Coming Out, ma in 70 Paesi essere gay è ancora un reato

In Italia la comunità LGBTQ+ è in continua espansione ma ad oggi i cittadini omosessuali e quelli eterosessuali non godono degli stessi diritti

5 Min di lettura

Nel giorno in cui si festeggia la possibilità di esprimere liberamente il proprio orientamento sessuale bisogna ricordare i Paesi in cui questo diritto continua a essere negato. Sono 70 i Paesi del mondo in cui essere omosessuale continua ad essere un reato, punito con pene detentive e corporali e nel peggiore dei casi con la morte.

La nascita del Coming Out Day

Il Coming Out Day nasce nel 1988, grazie a Robert Eichberg, psicologo del New Jersey, e Jean O’Leary, politica e attivista LGBTQ+ di Los Angeles, per ricordare la “grande marcia” su Washington per i diritti dei gay e delle lesbiche svoltasi l’11 ottobre 1987.

Una giornata di celebrazioni che di anno in anno è stata adottata da centinaia di Paesi, per ricordare le lotte dei cittadini appartenenti alla comunità LGBTQ+ e per sostenere tutti coloro che continuano a dichiarare apertamente la loro sessualità, nonostante lo stigma sociale. Fare coming out non è sempre facile, sia per il giudizio della famiglia che per quello della società in generale. È proprio per questo che le testimonianze di coloro che appartengono alla comunità LGBTQ+ sono fondamentali per ispirare e confortare coloro che vivono la loro condizione con sofferenza.

È però anche una giornata di orgoglio, necessaria per normalizzare e soprattutto per attirare l’attenzione su una comunità che esiste e che merita gli stessi diritti dei cittadini eterosessuali.

I Paesi in cui essere gay è illegale

Una giornata che non verrà celebrata in tutto il mondo, in particolare in quei 70 Paesi in cui è ancora illegale essere omosessuali.

Paesi in cui non solo manca un riconoscimento della comunità LGBTQ+, ma persino la possibilità di intrattenere relazioni omosessuali è completamente negata.

In alcuni Stati, tra cui Iran, Arabia Saudita Emirati Arabi e Yemen, per chi ha questo tipo di relazioni è prevista la pena di morte. Sono molti di più i Paesi in cui essere gay, invece, prevede una pena detentiva: otto anni di carcere nelle Maldive e due in Algeria e a Singapore, ma solo se la coppia è formata da due uomini.

Ma anche gli stati in cui l’omosessualità non è un reato, lo stigma e gli stereotipi rendono complesso il coming out. Non è sempre facile convivere con il continuo giudizio dei propri concittadini, e spesso dichiarare la propria omosessualità può precludere possibilità di crescita dal punto di vista lavorativo così come difficoltà nell’acquistare immobili.

pexels marcelo chagas 1784278

La situazione italiana

In Italia la comunità LGBTQ+ è in continua espansione e ogni giorno vengono portate avanti lotte per far ottenere ai cittadini omosessuali gli stessi diritti di quelli eterosessuali. Sono molti i passi in avanti compiuti dalla nostra penisola in materia. Il più grande successo risale al 2016, anno a partire dal quale è possibile per le coppie dello stesso sesso unirsi civilmente attraverso le cosiddette Unioni civili, approvate dalla legge Cirinnà. Ma non è tutto oro quello che luccica: l’Italia rimane l’unico Paese europeo in cui il matrimonio tra coppie dello stesso sesso non è equiparato a quello eterosessuale.

pexels ivan samkov 6437045
Unioni civili

Le unioni civili sono, infatti, un “matrimonio” che di matrimonio ha ben poco: non è possibile per i due futuri coniugi recitare alcuna formula durante il rito, non è presente l’obbligo di fedeltà come nell’unione tra coppie eterosessuali e i figli nati dall’unione non sono considerati figli della coppia, ma solo del genitore biologico.

È recentissima, inoltre, la decisione di rendere un reato universale la maternità surrogata, pratica in cui una terza persona esterna alla coppia porta avanti la gravidanza nel momento in cui questi non sono in grado di concepire o avere figli. Una gestazione utilizzata dalle coppie omosessuali, ma non solo, ma che ora in Italia non è più riconosciuta come valida. Non solo, infatti, non è più praticabile sul territorio italiano ma anche i figli nati con questa modalità nel resto del mondo, non sono più adottabili dalle coppie italiane.

Una situazione non paragonabile alle pene di morte, ma che comunque nega a normali cittadini, con la sola colpa di essere omosessuale, la possibilità di formare una famiglia e ancora più spesso di poter godere degli stessi diritti di cui godono i connazionali eterosessuali.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo