Spagna, odissea elettorale: a Sanchez l’ultima chance di formare un governo

L'odissea elettorale in Spagna non è ancora terminata e tiene i cittadini col fiato sospeso dallo scorso 23 luglio. Feijoo non è riuscito ad ottenere la maggioranza e ora la palla passa a Sanchez, con nuove elezioni anticipate dietro l'angolo

Carlotta Desirello
6 Min di lettura

La stagione elettorale in Spagna sta tenendo banco da ormai due mesi e mezzo. Era lo scorso 23 luglio, infatti, quando i cittadini iberici si recarono alle urne e, all’alba del 10 ottobre, il futuro politico del paese è ancora tutto da scrivere. Dallo stallo, al tentativo di Feijoo, fino ad arrivare a quello in atto di Sanchez: la conclusione dell’estate e gli albori dell’autunno spagnoli sono stati, e sono tutt’ora, ricchi di incognite e capovolgimenti di fronte, con la prossima data da segnare in rosso sul calendario fissata al 27 novembre.

Spagna, l’azzardo di Sanchez: vittoria di Pirro per Feijoo

Una scelta azzardata, ma che rappresentava forse l’ultima spiaggia per mantenersi al potere, è stata quella del premier spagnolo Sanchez dello scorso maggio di sciogliere il Parlamento e chiamare quindi, di conseguenza, gli spagnoli alle urne anticipatamente a luglio. La sconfitta alle amministrative, infatti, aveva mostrato al leader del Psoe l’avanzare del PP e ha subito tentato di metterci una pezza sopra anticipandola di qualche mese, nella speranza che non fosse ancora tale da strappare il governo dalle mani dei socialisti.

Così, in effetti, è stato e se lo scorso 23 luglio a trionfare è stato il partito di Feijoo, la vittoria è stata, di fatto, solo apparente. 136 sono i seggi ottenuti dal PP, che, uniti a quelli dell’alleato di estrema destra di Vox e degli altri arrivavano a 171: 5 in meno rispetto a quelli necessari. Sconfitta all’apparenza, ma parziale vittoria nei fatti, invece, per Sanchez; cambiando l’ordine degli addendi il risultato non varia e quello del Psoe si è rivelato, alla fine dei conti, il medesimo: 171 seggi i seggi della sua coalizione. Inizia lo stallo.

Vox e Junts, gli attori non protagonisti

A seguito delle elezioni, il polverone mediatico si è subito sollevato in Spagna, con il leader del PP e il suo operato protagonisti. La vittoria di Pirro di Feijoo, infatti, non era il risultato prefissatosi dal partito, che puntava a diventare partito nazionale ed è stata l’alleanza con Vox, a conti fatti, a far discutere e non poco. Emblematiche, da questo punto di vista, sono state le parole del governatore dell’Andalusia Juan Manuel Moreno: Vox si è rivelato fondamentale per gli interessi di Sanchez, perché la sua campagna ha mobilitato indipendentismo e socialismo”.

Dall’altra parte, le speranze del Psoe di ottenere la maggioranza sono rimaste vive e, in particolare, hanno visto sotto i riflettori i 7 seggi di Junts per Catalunya. Il mancato accoglimento da parte dei socialisti delle proposta del partito di Puidgemont, riguardanti un’amnistia generale e un referendum sulla secessione in Catalogna, ha allontanato la possibilità di un suo sostegno all’ex governo, ma l’ipotesi non è mai stata accantonata del tutto da Sanchez. Ad alimentare l’idea è stato l’appoggio di Junts alla candidata del Psoe per la presidenza del congresso Francina Armengol ha poi contribuito, nonostante il partito di Puidgemont abbia sottolineato come esso non implicasse il suo supporto ai socialisti nella formazione del governo.

Il tentativo di Feijoo e l’ultima spiaggia Sanchez

Il 22 agosto, a un mese di distanza dalle elezioni, sono iniziati i tentativi di sblocco dello stallo. Il re Felipe VI, infatti, ha affidato a Feijoo l’incarico di formare il nuovo governo. La maggioranza in Parlamento, però, è sempre parsa quasi impossibile da ottenere e, infatti, dopo la votazione dello scorso 29 settembre, che ha visto 173 voti a favore e 177 contrari, le speranze del leader del PP sono andate in frantumi.

A questo punto, la palla è passata a Sanchez, che, il 3 ottobre ha ricevuto il medesimo incarico del suo rivale politico. La vittoria apparente di Feijoo alle elezione non ha quindi portato i suoi frutti e il leader del Psoe spera allora di ottenere l’esito opposto, con l’ipotesi che resta comunque complicata, ma sicuramente più probabile. I colloqui del segretario del Psoe hanno preso il via e si è anche tenuto l’incontro con lo stesso Feijoo, che non ha avuto come esito, come ampiamente preannunciato, alcuna intesa.

Il 27 novembre è la deadline fissata per Sanchez: l’ultima chance per evitare il ritorno alle urne, l’ultima chance per concludere senza ulteriori capitoli l’odissea elettorale spagnola. Se la maggioranza non dovesse essere ottenuta dal Psoe, a quel punto, l’appuntamento successivo sarebbe a dicembre con il ritorno alle urne dei cittadini in Spagna.

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