Lo scoppio di un nuovo conflitto tra Israele e la Palestina punta i riflettori sul ghetto ebraico di Roma e la sua sinagoga. La Capitale ha deciso di aumentare la vigilanza per evitare attacchi o fenomeni d’odio, che il conflitto in Medio Oriente potrebbero riaccendere in ogni momento.
Nel pomeriggio di ieri di è svolto un vertice in prefettura, dove si è ritenuto necessario prestare la massima attenzione sul territorio del ghetto ebraico della Capitale. Anche il premier Giorgia Meloni ha convocato i ministri e i vertici dell’intelligence a Palazzo Chigi per studiare la situazione e individuare possibili punti caldi sul nostro territorio.
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La prefettura ha informato che “all’esito del comitato, pur non essendo emerse specifiche minacce relative alla Capitale, è stato disposto un rafforzamento dei dispositivi di sicurezza posti a presidio di obiettivi istituzionali e religiosi riferibili allo Stato di Israele e alla Comunità Ebraica”.
La decisione è stata quella di istituire gruppi di vigilanza che presidiassero i siti giorno e notte; ad aumentare la preoccupazione è la concomitanza di questi eventi con anniversari simbolo per la comunità ebraica di Roma.
Le celebrazioni del 9 e 16 ottobre
Proprio oggi è l’anniversario dell’attentato alla sinagoga ebraica di Roma che nel 1982 è stata oggetto di esplosioni e raffiche di mitra. Era la festa di Sheminì Atzeret, ovvero il giorno in cui i bambini ricevono la benedizione, e la comunità ebraica si era ritrovata al completo nel Tempio Maggiore in Lungotevere de’ Cenci. All’uscita però li avrebbe attesi una tragedia, passata alla storia come il più grave atto antisemita nella Capitale del dopoguerra. Un vile attacco che provocò circa quaranta feriti e la morte del piccolo Stefano Gay Tachè, di soli due anni.
Questa mattina si è tenuta la cerimonia di commemorazione davanti alla sinagoga. Era presente il ministro dell’Interno Mattero Piantedosi, che ha deposto una corona di fiori sulla lapide che ricorda l’attentato. Con lui Romana Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica, Riccardo Di segni, rabbino capo, Alon Bar, ambasciatore israeliano in Italia.
Anche il premier Giorgia Meloni si è espressa in ricordo di quell’attentato che ancora oggi non ha avuto giustizia: “Nessuno ha pagato per le bombe e le raffiche di mitra che quel giorno hanno spezzato la vita di Stefano, devastato una famiglia, provocato dolore in tante altre e sconvolto un’intera comunità.
Oggi rinnoviamo l’impegno per non dimenticare ciò che è successo e per continuare a chiedere che sui fatti di quella terribile giornata sia fatta verità storica e processuale. Oggi più che mai, dopo i fatti orribili e barbari che stanno avvenendo in Israele, il Governo esprime la sua vicinanza e la sua solidarietà al popolo d’Israele e alle comunità ebraiche italiane. Il terrore non prevarrà mai”. Un messaggio di speranza quello del premier Meloni, che punta a tranquillizzare e soprattutto che esorta a non far prevalere la paura, di cui si alimentano coloro che compiono queste stragi.
Altra data tenuta sotto particolare osservazione sarà quella del 16 ottobre, una giornata che ricorda l’anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma. Una data che si teme possa diventare teatro di una rappresaglia da parte delle forze jihadiste. Rientrano sotto la supervisione delle squadre speciali anche le aree del museo e della cultura ebraica, così come le auto parcheggiate in doppia fila o in divieto di sosta in queste zone. Massima attenzione anche per le scuole, le ambasciate, le banche e le sedi diplomatiche.
Controlli anche sul resto della penisola, ma la zona più “calda” d’Italia in questo periodo rimane la Capitale, sede delle maggiori istituzioni della Comunità ebraica italiana.
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