Caivano, la bonifica del Parco Verde non cancella gli abusi

Sono iniziate le operazioni di bonifica del centro sportivo Delphinia del Parco Verde di Caivano, luogo dello stupro di gruppo sulle due cuginette di 10 e 12 anni

Giulia Fuselli
5 Min di lettura

Sono iniziate le operazioni di bonifica del centro sportivo Delphinia del Parco Verde di Caivano, luogo dello stupro di gruppo perpetrato ai danni delle due cuginette di 10 e 12 anni. Le ruspe raderanno al suolo quel centro, ma non sarà mai abbastanza per risollevare quelle due piccole anime.

La giustizia sta facendo il suo corso per chiarire le singole posizioni dei ragazzi – tra i 14 e i 19 anni – che si sono resi artefici e carnefici di atrocità che si fa fatica persino a raccontare. In appena un mese di indagini, le autorità hanno raccolto moltissimi elementi relativi ad una lunga serie di stupri. Violenze che sono state denunciate il 30 luglio scorso, ma che andavano avanti da mesi.

Caivano e la consapevolezza di commettere gli abusi

Pensare che dei ragazzi, soprattutto minorenni, hanno commesso delle atrocità tali su due ragazzine sconvolge le nostre coscienze. Caivano ci conferma quanto si temeva e che il senso comune ha ignorato: la violenza sulle donne non avviene solo tra ex coniugi o in età adulta, bensì anche tra ragazzi, talmente piccoli che – nel quotidiano – non si pensa neanche potessero arrivare solamente a concepire una tale azione. Ed ora ci si chiede se Caivano sia un caso isolato, oppure se cominceremo, come nei casi di femminicidio, a contare i casi in Italia e nel mondo.

Sono nove i ragazzi riconosciuti come autori dello stupro ai danni delle due bambine: il più grande ha 19 anni – Pasquale Mosca – il più piccolo ne ha appena 14.

Davanti ad uno spettacolo al quale nessuno avrebbe voluto assistere, la prima azione messa in campo è la ruspa: si vuole dare un segnale di pulizia ai cittadini Caivano, forse non sarà abbastanza per formare una migliore consapevolezza di quanto accaduto, ma è certamente un primo passo. La risposta della giustizia, che non fa certo piacere a nessuno, è arrivata chiara e forte: otto dei nove carnefici sono in carcere, il più piccolo affidato ad una comunità.

Caivano, le due bambine hanno trovato il coraggio di parlare

Sono state fondamentali le testimonianze delle bambine. Le due ragazzine, infatti, sono state ascoltate da un maresciallo donna dei carabinieri, che per non turbarle le ha incontrate vestendo abiti borghesi. Dai loro racconti è uscito un lato ancora più macabro: le violenze andavano avanti da circa due mesi e le bimbe erano state prese di mira non da uno, ma da due gruppi di ragazzi. I fatti venivano poi registrati dai cellulari o, addirittura, filmati tramite videochiamate. “Quei video poi giravano nelle chat WhatsApp ed è stato così che in paese si è diffusa la voce sugli abusi. Ma invece di far scattare solidarietà e denunce è partita la caccia da parte di altri aspiranti stupratori” scrive il Corriere della Sera.

Secondo il gip di Napoli Nord i ragazzi avrebbero agito seguendo la logica del branco, dimostrando un totale disprezzo per le vittime, non concependo un minimo di integrità fisica e psicologica delle due bambine, che oltre agli abusi hanno subito anche vessazioni. Nelle testimonianze le vittime ripetono di essere state derise dai ragazzi, ma non solo: emerge infatti un altro dettaglio della vicenda che ha dell’assurdo. La madre di una delle due avrebbe reagito in malo modo alle confessioni della figlia, dicendosi assai delusa da lei e sostenendo che, in qualche modo, l’aveva voluto lei.

Lo Stato sta facendo sentire la sua presenza, ma la paura per gli abitanti è che a Caivano finirà come finiscono di solito in Italia le brutte storie, nel dimenticatoio.

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