Lingua italiana, Dionigi: “Stupriamo e impoveriamo il linguaggio”

Durante la 23ª edizione di Festivalfilosofia si è acceso il dibattito su temi attualissimi come l'utilizzo di asterischi, schwa e parole celate nella lingua italiana

Redazione
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Negli ultimi anni si discute spesso sul corretto uso della lingua italiana. Specie su come dire le cose, su come esprimere nuovi e vecchi concetti e su come periodi difficili, ad esempio la pandemia, abbiano ridisegnato nuovi spazi non solo per le persone ma anche per il loro vocabolario. Per questo motivo il tema della 23ª edizione di Festivalfilosofia è stato “la parola”. Filologi, filosofi, intellettuali hanno raggiunto Modena, luogo in cui si è svolto ieri il festival, per discutere e tenere lezioni sul tema parlando di concetti antichi, tornando a discutere sul logos, fino ai concetti più moderni e dibattuti di oggi come l’asterisco e la schwa.

Dionigi: “Gli asterischi impoveriscono la lingua italiana, soluzione inadeguata”

Le nuove soluzioni inclusive, come l’asterisco e la schwa, rendono il dibattito sulla lingua italiana infuocato: alcuni sono d’accordo con l’usare questi espedienti per includere tutti altri invece pensano che queste soluzioni non siano adatta e ne servano altre per non svilire la lingua italiana. Di quest’ultimo avviso è il filologo Ivano Dionigi, che in un’intervista all’Agenzia Dire ha definito, sia l’asterisco sia la schwa “parole povere, immiserenti e inadeguate”.

E’ giusto evocare il problema della parole che devono includere tutti i generi e gli orientamenti, e soprattutto che venga posto il problema, ma ci dobbiamo indagare molto di più sulle parole che sono un abisso. Alcune soluzioni adottate sono al limite dell’intelligibilità, che non risolvono ma anzi velano il problema. Bisogna trovare una soluzione e lavorare per farlo – ha chiarito il filologo – ma non è sicuramente nell’asterisco o nella schwa

La guerra in Ucraina e la pandemia: nuovi spazi e parole celate

Al centro del dibattito anche le parole celate, nuovi inglesismi e termini per indicare tutto ciò che appartiene all’universo dell’isolamento spaziale a cui ci siamo abituati nel periodo della pandemia. Anche qui Dionigi ha chiarito il punto: “Per quanto riguarda le parole usate nel conflitto parliamo di flessibilità per non dire sfruttamento, operazione speciale per non dire invasione: assistiamo ad un vero e proprio una stupro della parola e più andiamo avanti così più si perderà il significato della parola della politica”.

E’ assodato che tutto il nostro l’universo giri intorno alla parola e che ultimamente quest’ultima stia perdendo significato. Forse aveva ragione Wittgenstein quando disse che “il linguaggio (in questo caso la lingua italiana stessa) è un labirinto di strade. Vieni da una parte e ti sai orientare; giungi allo stesso punto da un’altra parte, e non ti raccapezzi più”. Riponiamo fiducia nei nostri esperti, che sicuramente sapranno trovare una bussola anche in questo periodo di innumerevoli cambiamenti linguistici.

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