Squali nel Mediterraneo, Wwf: “A rischio estinzione”

Gli squali nel mare nostrum rischiano di scomparire. In arrivo un’altra bastonata al clima: senza di loro chi mitigherà l'impatto dei cambiamenti climatici nel surriscaldato mar Mediterraneo? il Wwf chiede al più presto un Piano d'Azione Nazionale (NPOA) per la salvaguardia degli squali

Luc. Cam.
5 Min di lettura

Gli squali stanno scomparendo. A lanciare l’allarme rosso è il Wwf, in occasione della Giornata mondiale del predatore marino, oggi 14 luglio. È sempre più preoccupante la diminuzione delle specie nel mar Mediterraneo, dove oltre la metà è a rischio estinzione. Il problema è che gli squali, non sono i cattivi predatori che credo tutti, bensì svolgono un ruolo fondamentale a livello climatico.

Nel mar Mediterraneo surriscaldato, gli squali – insieme ad altre razze – svolgono un ruolo chiave nel mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici, aumentando con la loro presenza e attività il sequestro del carbonio e supportando la biodiversità marina.

Ma di questo passo tutto l’enorme lavoro green svolto di grandi predatori sarà solo un lontano e nostalgico ricordo. Allargando lo sguardo agli oceani, si stima che la loro cattura impedisca di “stoccare” fino a cinque milioni di tonnellate di carbonio.

Perché gli squali sono fondamentali per il clima

Non bisogno sottovalutare l’importanza degli squali e razze nel Mediterraneo – ha sottolineato Giulia Prato, responsabile Mare del Wwf Italia -, ogni specie occupa un ruolo insostituibile in natura, come quello di alcune razze capaci di “mescolare” i substrati marini con i loro movimenti, o altre specie pelagiche che, attraverso le migrazioni verticali, spostano nutrienti tra i diversi strati dell’oceano. Per non parlare poi di tutte le specie che nel corso della vita immagazzinano grandi quantità di carbonio nei loro corpi: quest’ultimo viene stoccato sui fondali oceanici quando, dopo la loro morte, le carcasse di questi animali precipitano in profondità”.

Popolazioni sane di squali e razze possono quindi contribuire, come anche nei casi delle grandi balene, al fondamentale ciclo del carbonio “blu” del nostro oceano e aiutareno a mitigare l’impatto del cambiamento climatico.

Molte specie a rischio

La situazione però non rende soddisfatto il Wwf, preoccupato per le specie a rischio. Da una parte è entusiasta a proposito delle recenti misure mirate a garantire una pesca più sostenibile di squali e razze nel Mediterraneo e a proibire presto la pesca ricreativa di 39 specie. Dall’altro non è soddisfatto per quanto riguarda i tempi di attuazione delle azioni di gestione: sono lenti e potrebbero compromettere l’efficacia delle iniziative ad oggi ancora in potenza. Alcune specie a rischio critico di estinzione come la Vaccarella, l’Aquila di mare e la Rinottera rimangono ancora senza protezione nel Mediterraneo. I ritardi compromettono inevitabilmente la sostenibilità a lungo termine delle attività di pesca e dell’intero ecosistema marino.

L’appello a tutti i Paesi “nostrum”

Senza giri di parole la situazione è critica. Secondo l’organizzazione internazionale non governativa di protezione ambientale: “I Paesi del Mediterraneo sono in ritardo. Devono mettere in atto tutte le misure di gestione della pesca su base scientifica, stanziando risorse adeguate alla loro attuazione e applicazione, sostenendo tutte le parti interessate, compresi i pescatori, affinché rispettino le nuove misure, garantendo la raccolta e il monitoraggio dei dati e intensificando la conservazione degli habitat critici per predatori e razze”.

La richiesta di un Piano d’Azione Nazionale

In particolare, l’organizzazione internazionale non governativa di protezione ambientale chiede alle istituzioni italiane di sviluppare un Piano d’Azione Nazionale (NPOA) per la salvaguardia e gestione di grandi predatori e razze, attraverso l’istituzione di un tavolo interministeriale di coordinamento e in consultazione con gli esperti della comunità scientifica, i pescatori e le organizzazioni della società civile.

Questo piano così specifico “permetterebbe di rispondere agli impegni presi in modo armonico, migliorando la raccolta dati a livello nazionale, prevedendo misure di mitigazione e gestione delle catture accidentali sulla base delle migliori conoscenze scientifiche e di protezione degli habitat essenziali e delle specie a rischio”.

Se l’appello verrà accolto, ci sarà un tavolo e si metteranno in atto le misure emanate dalla Commissione Generale della FAO per la Pesca nel Mediterraneo e dalla CITES forse la situazione potrebbe migliorare. Le misure adottate migliorerebbero la gestione della pesca e del commercio di squali e razze e aiuterebbero il recupero e la salvaguardia di 42 specie appartenenti a questo gruppo.

© Riproduzione riservata

Condividi questo Articolo