Ieri al tg di La7 è uscito un servizio che potrebbe ribaltare 40 anni di indagini sul caso Orlandi. L’ipotesi che viene lanciata da Enrico Mentana, è quella di una pista “familiare”. Si tratta dello zio di Emanuela, Mario Meneguzzi. L’uomo, oramai deceduto, sarebbe stato accusato di molestie sessuali nei confronti della sorella maggiore di Emanuela, Natalina.
La notizia proviene da un carteggio tra il cardinale Agostino Casaroli, al tempo Segretario di Stato Vaticano, e un sacerdote sudamericano confessore della famiglia Orlandi, che ha confermato con un “sì” l’ipotesi molestie. Le missive in questione provengono da quel fascicolo di documenti trasmessi recentemente dalla Santa Sede alla procura di Roma.
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Caso Orlandi: il carteggio segreto
Nel carteggio, Casaroli invia in maniera riservata una lettera ad un sacerdote sudamericano per indagare sul caso Orlandi. Il religioso, che in quel momento si trovava in Colombia, era stato consigliere spirituale e confessore di Natalina Orlandi. La missiva di Casaroli puntava a chiarire se il sacerdote fosse a conoscenza delle molestie di Mario Meneguzzi nei confronti della sorella di Emanuela.
La risposta fa venire i brividi: non solo il religioso ne era a conoscenza, ma aggiunge anche che Natalina gli aveva confidato di aver paura dello zio. Alla ragazza, infatti, sarebbe stato intimato di tacere per non perdere il lavoro alla Camera dei Deputati, che gli era stato trovato proprio da Mario Meneguzzi, il quale era il gestore del bar.
Le lettere sono ora nella lente degli inquirenti ed è stato fatto un raffronto tra il profilo di Mario Meneguzzi e l’identikit dell’uomo che avrebbe parlato con Emanuela nel giorno della sua scomparsa. Ricordiamo le testimonianze del vigile urbano e del poliziotto che hanno descritto l’uomo a colloquio con Emanuela. Tra i due profili è emersa una certa somiglianza, tuttavia non così evidente come è stato detto. Inoltre, sono state prese in osservazione alcune dichiarazioni di Natalina Orlandi, che in un verbale avrebbe raccontato degli abusi in questione.
Caso Orlandi, la smentita di Pietro sullo zio Mario
La risposta di Pietro Orlandi al servizio mandato in onda dal tg di La7 non si è fatta attendere. Il fratello di Emanuela ha dichiarato: “Speravo in una buona notizia, ma ancora una volta hanno dimostrato quanto sono carogne”. Pietro ha inoltre ricordato che Mario Meneguzzi aveva un alibi per quella sera del 22 giugno 1983: l’uomo si trovava assieme alla sua famiglia a 200 km di distanza.
Pietro Orlandi spiega l’alibi dello zio Mario
Mario Meneguzzi, quella sera, si era precipitato a Roma proprio a seguito dell’allarme lanciato da Ercole Orlandi. Lo zio aveva poi aiutato Pietro ed Ercole nella ricerca di Emanuela per le strade della Capitale. “Tutte cose che la Procura sa perfettamente da 40 anni” – ha sottolineato Pietro, che ha poi concluso parlando del servizio di La7 come di un’azione “vergognosa”.
La pista familiare nel caso Orlandi: un altro depistaggio?
La notizia di ieri ha sconvolto l’opinione pubblica sul caso Orlandi. Rispolverando le carte della prima inchiesta, pare che la pista familiare fosse stata vagliata e poi abbandonata in favore di altre. Ora, c’è chi sostiene che si tratti di un’ipotesi valida e ingiustificatamente abbandonata.
D’altra parte, in molti sostengono che la notizia non sia altro che un ennesimo depistaggio. Forse, il tentativo estremo di celare la verità proprio nel momento in cui essa sta per affiorare. Lo zio di Emanuela, come è stato ricordato da Pietro Orlandi, aveva un alibi per quella sera. Inoltre, l’uomo ha aiutato più volte la famiglia Orlandi rispondendo alle chiamate che arrivavano a casa e facendo appelli in televisione.
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