I ragazzi vogliono l’educazione sessuale nelle scuole. Ancora una volta dimostrano di essere anni luce avanti rispetto a gran parte della classe politica e a chi non riesce a cogliere l’importanza di introdurre nuove materie nelle scuole.
Sono infatti otto su dieci gli studenti, tra i 13 e i 19 anni, a voler frequentare, in classe, lezioni che hanno come oggetto l’educazione sessuale. La richiesta emerge grazie al sondaggio del Laboratorio Adolescenza e dall’Istituto di ricerca Iard, effettuato su un campione di quasi 6mila studenti adolescenti.
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Che cos’è l’educazione sessuale
L’educazione sessuale non è insegnare la pornografia o spingere i ragazzi ad avere rapporti il prima possibile. C’è un mondo dietro questa tematica che andrebbe esplorato e soprattutto insegnato. Serve, in primis, a educare i ragazzi al sesso sicuro, ma soprattutto a facilitare una vita amorosa buona, sana e soddisfacente per i futuri adulti di domani. È possibile se non indispensabile trattare temi legati alla sfera emotiva ed affettiva per la salute e il benessere di ogni cittadino.
Però l’Italia ancora oggi ha paura della parola “sesso” e dell’educazione sessuale. Secondo l’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica, i motivi di questa ipocrisia del silenzio sarebbero due: la convinzione che parlare di sesso porterebbe i ragazzi a farlo e l’idea che sia un tema legato alla sfera intima, di cui debbano farsi carico i genitori.
I ragazzi oltre all’educazione sessuale vogliono materie 2.0
Ma non solo l’educazione sessuale, i giovani sembrano essere interessati anche a materie che riguardano l’ambiente e la sostenibilità, l’educazione al rispetto delle diversità e la prevenzione dei comportamenti a rischio.
Accanto alla curiosità c’è la paura per il futuro
Purtroppo, la metà dei ragazzi di oggi sono spaventati dal futuro: il 52,4% percepisce un domani “incerto e preoccupante”.
La prima ragione è il trauma causato dal Covid: per il 70% degli studenti la didattica a distanza ha inciso negativamente sull’apprendimento; tuttavia, per oltre l’80%, anche la scuola in presenza ha i suoi difetti. Secondo gli alunni si dovrebbero sfruttare metodi e strumenti innovativi, anche tra quelli utilizzati in pandemia, affinché il sistema scolastico possa evolversi e mettersi al passo dei tempi moderni. Il 40% dei ragazzi, poi, preferirebbe classi ad assetto variabile, cioè aule e insegnanti dedicati alle differenti discipline con compagni di classe di volta in volta diversi. Altro suggerimento, che arriva da 9 su 10, è quello di rendere il piano di studi alle superiori in parte personalizzato, con alcune discipline a scelta.
Tucci sugli studenti: “Purtroppo il pessimismo permane”
“Dopo gli anni del Covid e un sostanziale ritorno alla normalità, il principale obiettivo dell’indagine di quest’anno era cercare di capire come gli adolescenti vedessero il futuro. Il risultato aggravato anche dalla guerra in Ucraina, non è stato positivo”, spiega Maurizio Tucci, presidente di Laboratorio Adolescenza. “Purtroppo, il pessimismo permane. C’è grande senso di tristezza – nelle ragazze sfiora l’80% – e che non può essere sbrigativamente giustificato come un fenomeno normale per l’età”.
Cresce il numero dei “ragazzi tristi”
Per il 35% del campione i momenti di tristezza sono in aumento rispetto al passato e in crescita anche gli adolescenti che conoscono coetanei che compiono atti di autolesionismo. Resta invece stabile, al 40,3% la percentuale di chi non è soddisfatto del proprio corpo (51% per le ragazze).
Influencer e fashion blogger, nuovi modelli di riferimento
Una novità rispetto al passato da tenere in considerazione è che i modelli di riferimento arrivano non più dagli amici ma dagli influencer, fashion blogger, pubblicità e moda, che condizionano oltre il 72% dei giovanissimi.
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