Sette punti per emendare la proposta sul salario minimo. Così l’opposizione si muove rispetto alla proposta allo studio del governo sull’adeguamento delle paghe dei lavoratori: i gruppi hanno sottoscritto un documento in sette punti, senza però la firma di Italia Viva.
Il deposito del documento in Aula: i sette punti
I contenuti della proposta, che prevedono una soglia minima inderogabile di 9 euro, sono stati annunciati dai leader dei partiti che hanno confermato l’imminente deposito alla Camera di un articolato di legge. Come primo punto, il documento vuole che al lavoratore di ogni settore economico sia riconosciuto un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, salvo restando i trattamenti di miglior favore. Il secondo punto prevede che, a ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione, venga comunque introdotta una soglia minima inderogabile di 9 euro all’ora, per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali è più debole il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali.
Il nodo della retribuzione
La giusta retribuzione così definita, vuole il terzo punto sottoscritto dalle opposizioni, non deve riguardare solo i lavoratori subordinati, ma anche i rapporti di lavoro che presentino analoghe necessità di tutela nell’ambito della parasubordinazione e del lavoro autonomo; conformemente anche a quanto previsto nella direttiva sul salario minimo, sia istituita una Commissione composta da rappresentanti istituzionali e delle parti sociali comparativamente più rappresentative che avrà come compito principale quello di aggiornare periodicamente il trattamento economico minimo orario. Le altre tre richieste riguardano la necessità che sia disciplinata e quindi garantita l’effettività del diritto dei lavoratori a percepire un trattamento economico dignitoso; che sia riconosciuta per legge l’ultrattività dei contratti di lavoro scaduti o disdettati; che sia riconosciuto un periodo di tempo per adeguare i contratti alla nuova disciplina, e un beneficio economico a sostegno dei datori di lavoro per i quali questo adeguamento risulti più oneroso”.
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