Festival di Spoleto, in scena Shakespeare: “Studio su Tutto è bene quel che finisce bene”

La dark comedy shakespeariana, Tutto è bene quel che finisce bene, dal 1° al 4 luglio portata in scena al Festival di Spoleto dagli alunni di Recitazione e Regia dell’Accademia Silvio D’Amico

Redazione
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A Spoleto, nel Chiostro di San Nicolò, dal 1° al 4 luglio andrà in scena lo spettacolo “Studio su Tutto è bene quel che finisce bene”, saggio di I anno degli allievi dell’Accademia Silvio D’Amico dei corsi di Recitazione e Regia. Lo spettacolo, a cura del docente e regista teatrale Massimiliano Farau, porta in scena la commedia shakespeariana da cui è nato il famoso proverbio “tutto è bene quel che finisce bene”

Sulle orme di Anna Magnani, Vittorio Gassman e Nino Manfredi

L’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico continua ad essere una delle più importanti realtà a livello europeo, fucina di grandi attori, registi e drammaturghi. Fin dalla sua fondazione nel 1936, l’Accademia ha rappresentato un modello d’avanguardia per la concezione di un teatro basato sull’armonia delle sue componenti. Impossibile citare tutti i nomi degli artisti che vi hanno mosso i primi passi, da Anna Magnani ai mostri della commedia all’italiana Vittorio Gassman e Nino Manfredi, fino a Luca Ronconi, Carmelo Bene e i più recenti Ferzan Ozpetek ed Emma Dante.

"Studio su Tutto è bene quel che finisce bene" Locandina
Locandina “Studio su Tutto è bene quel che finisce bene”

Studio su Tutto è bene quel che finisce bene

Tutto è bene quel che finisce bene è annoverata tra le dark comedies shakespeariane, poiché presenta una visione pessimistica della vita, pur senza arrivare a conclusioni tragiche. Da questa commedia in cinque atti è nato anche il proverbio omonimo, secondo il quale, nonostante i numerosi ostacoli affrontati, l’epilogo positivo di una storia fa sì che si possa considerarla a lieto fine.

Shakespeare, traendo ispirazione dalla novella “Giletta di Narbona” del Decameron di Boccaccio, vi ha messo al centro il tema della morte, affrontata sia attraverso la descrizione della malattia che, più poeticamente, ponendo interrogativi sul destino finale degli uomini. Trattandosi di una commedia, l’idea terribile della morte viene risolta attraverso una speranza di rigenerazione, l’annuncio di una nuova vita. 

Elena, la pozione magica e il sogno di sposare Bertram

Siamo in Italia, a Rossiglione. Elena è orfana del medico Gerardo di Narbona ed è stata cresciuta dalla Contessa di Rossiglione. La ragazza è perdutamente innamorata del figlio di lei, Lord Bertram, che lascia la città per recarsi alla corte del re di Francia. Elena, allora, lo raggiunge e cura il re morente grazie a una pozione magica appartenuta al padre. In cambio, verrà esaudito il suo sogno: sposare Bertram.

Questi accetta di sposarla, pur non amandola. Non consuma il matrimonio e decide di partire per la guerra, ma prima comunica alla sposa che potrà realmente considerarsi tale se riuscirà a superare due prove: impadronirsi dell’anello che lui tiene al dito e rimanere incinta di lui.

Lei lo segue di nascosto a Firenze, dove scopre che si è invaghito di Diana, una locandiera che lo respinge. Elena convince la donna ad incontrarsi con Bertram e poi si sostituisce a lei. Ancora una volta le viene in aiuto il padre, perché Elena scambia l’anello di Bertram con quello regalatole dal defunto medico. Fa l’amore con Bertram e ne rimane incinta. E così, riesce a diventare a tutti gli effetti sua moglie. 

Giovani, il futuro della cultura italiana ed europea 

L’Accademia Silvio D’Amico persegue l’obiettivo di sostenere i giovani talenti mettendo loro a disposizione laboratori, residenze, premi e borse di studio. Negli ultimi anni è stata istituita la Compagnia dell’Accademia, che mette in scena spettacoli diretti dai giovani registi neodiplomati nell’Accademia, in una prospettiva di sostegno alla nuova creatività.

Si è inoltre stabilita una proficua collaborazione con la SIAE nell’intento di promuovere la drammaturgia e la scrittura stimolando lo sviluppo a partire dalla formazione dei futuri autori, registi e attori.

L’Accademia Silvio D’Amico offre inoltre ai suoi alunni la possibilità di fare delle esperienze all’estero tramite il programma Erasmus+. Tra le mete disponibili, importanti realtà europee come la Artesis Plantjin Hogeschool Antwerpen (Belgio), la Esad Parigi (Francia), la Hochschule Fur Musik Und Theater Rostock (Germania), la Rose Bruford College London (Inghilterra) e l’institut del Teatre Barcelona (Spagna).

Oltre all’Accademia Silvio D’Amico, i giovani che vogliono cimentarsi nel campo artistico possono intraprendere percorsi anche presso le università e le scuole che sono partner istituzionali di Cinemadamare, un’iniziativa che offre possibilità di stage e borse di studio in regia, recitazione, scrittura e montaggio.

Le università in partnership con Cinemadamare provengono da tutto il mondo: dall’Europa agli Stati Uniti, fino all’Oriente.  Rimanendo in Italia, invece, i giovani futuri artisti hanno una vasta offerta. Il CSC, Centro Sperimentale Cinematografia, offre la possibilità di un percorso triennale altamente professionalizzante per i settori del cinema e dell’audiovisivo. La Scuola Holden di Torino è tra le più importanti per quanto riguarda lo storytelling e presenta corsi che vanno dalla scrittura per il cinema a quella per programmi televisivi. Infine, ricordiamo la Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volontè, a Roma, dove i ragazzi seguono un percorso triennale dedicato alle principali professioni nell’ambito del cinema e dell’audiovisivo.

A cura di Eleonora Quarchioni e Mauro Pacetti

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