L’Italia di Roberto Mancini, il vaso è rotto: il futuro è Fabio Cannavaro

Vittoria da terzo posto per l'Italia in Nations League contro l'Olanda, ma il futuro di Roberto Mancini è sempre più incerto. Dalla "noia" di Donnarumma e Acerbi, alle giustificazioni del Ct con uno sguardo al futuro che dice Cannavaro

Redazione
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“In Nazionale non mi diverto più”, esclamazione forte e messaggio utile dal quale iniziare. Queste le parole dei due senatori azzurri, Gigio Donnarumma e Francesco Acerbi che, al termine di Spagna-Italia, avevano osannato così l’ennesima sconfitta azzurra. Non per bistrattare il valore della Nations League, ma l’ennesima semifinale persa dagli uomini di Roberto Mancini porta l’amaro in riferimento a quello che verrà e ragionando sulle competizioni più importanti che vedranno l’Italia impegnata fin dal prossimo mese di settembre. Partendo dall’Europeo, di cui Mancini è detentore, fino all’orizzonte Mondiale che, dopo l’ultima nuova assenza araba, è adesso nel pensiero comune come ben più di una mera maledizione. Il collante, poi, sempre lui (direbbe Piccinini), il Ct, Roberto Mancini.

Tecnico di impresa indomita, ragionando post Covid e tornando a ricordare quell’Italia unita e vittoriosa, nonostante il bluff UEFA, che decise il destino in terra inglese. Ma quelli erano azzurri diversi, sebbene gli uomini fossero – più o meno – gli stessi che oggi non sembrano più gradire indossare i colori della patria. Donnarumma e Acerbi quantomeno lo hanno affermato, razionalizzando il pensiero comune di chi, al contrario, quegli uomini vestiti di cielo li guarda in tv; si, perché, forse più che mai potremmo appoggiare – che l’Italia non me ne voglia – la condotta amare dei due calciatori, nella “noia” del gioco che noi, purtroppo, siamo stati costretti ad osservare nell’ultimo anno.

Donnarumma e Acerbi, Italia
Donnarumma e Acerbi, Italia

13 gare dal 2022, con l’Italia vittoriosa appena 5 volte, contro l’Olanda di oggi diventano 6, valutando positivamente i trionfi contro Albania e Malta, mah; per il resto, 5 sconfitte e due pareggi, bottino amaro ma sicuramente utile, quantomeno, per garantire che in questa nazionale qualcosa si è rotto di certo. Non a caso il ricordo dell’Europeo vinto nel 2021, e a far paragoni viene meno il fiato.

“Non so se quelle parole siano state dette sul serio, non lo so ma glielo chiederò. Certo è che se non si divertono più è chiaramente un problema” affermava Roberto Mancini dopo la sconfitta con la Spagna in semifinale di Nations League. E ancora: “Avevamo preparato la gara per bene, ma non è andata come volevamo. Forse, questo, non è il nostro calcio. Sicuramente l’errore è mio, ho valutato male il modulo con cui giocare” e, allora, questo diventa seriamente preoccupante.

Il passaggio dal 4-3-3 dei sogni al 3-5-2 della “vergogna”, per poi tornare sui propri passi, solo oggi contro l’Olanda, quando a far bottino c’era il più banale terzo posto di una competizione “poco importante”. Input preciso di ripartenza, questo è certo ma, guardando con lungimiranza a Giugno 2024, per affrontare l’Europa da Campioni servono sicuramente maggiori certezze. E, specie nel calcio, quando si incappa a parlar di sicurezza, allora a rimetterci è sempre l’allenatore e, dunque in questo caso, a traballare nel pensiero popolare è chiaramente Roberto Mancini, con o senza Gabriele Gravina.

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“Carlo Ancelotti nuovo Ct della nazionale Italiana”, titolerebbero così tutti i più grandi quotidiani nazionali e, così, anche noi del Difforme di sicuro applaudiremmo il nuovo successo azzurro. “Re Carlo a portare vittorie e trofei”; “Il principe di Madrid – e non solo – a guidare la sua nazionale alla vittoria del prossimo Europeo”, con occhio alla qualificazione Mondiale ( che di questi tempi in Italia equivale, quasi, ad una vittoria). Ma se non c’è riuscito il Brasile, perché dovrebbe riuscirci l’Italia? E, allora, si torna alla realtà e, osservando in chiave futura quella che potrebbe essere la sorte del Bel Paese del calcio, ecco che l’unico nome più vicino a riscattare la “rassegnazione manciniana” sembrerebbe essere proprio Fabio Cannavaro.

Fabio Cannavaro
Fabio Cannavaro

Già vicino al possibile approdo sulla panchina azzurra un anno fa, quando il Presidente Gravina tradì le “promesse” fatte all’ex difensore centrale di Napoli, Parma e Juventus, adesso Cannavaro potrebbe rappresentare sicuramente il futuro della nazionale azzurra. La Nations League e gli strascichi utili a corrompere le valutazioni di chi può “assumere” allenatori, porterebbero inevitabilmente a riflettere ad un cambio in corsa, con largo anticipo, prima del prossimo “conflitto” europeo di estate 2024. E, riflettendoci bene, non sarebbe neanche troppo sbagliato. 12 mesi per far tornare “la voglia” a Donnarumma e Acerbi e a chi non ha avuto il coraggio di esporsi; 12 mesi per preparare la squadra a scendere in campo per difendere il titolo; 12 mesi per trovare i giusti interpreti che dovranno rappresentare l’Italia sul rettangolo verde in Germania, lì dove nel 2006 fummo celebrati Campioni del Mondo, destino infame per il nuovo Ct, non c’è che dire.

Pochi mesi per abbassare la media età di un gruppo che, ad oggi, si è fatto davvero “troppo vecchio”: osservando proprio gli 11 titolari schierati da Roberto Mancini contro la Spagna, con Bonucci, Acerbi e Toloi (schierati nella difesa a 3 contro gli iberici), si è raggiunto il picco di 32 anni di media età in difesa, per poi finire inevitabilmente a guardare il solito Ciro Immobile, che seppur a segno (ma su calcio di rigore) sembra un “giovincello” solo quando indossa la maglia più “chiara” della Lazio; salvati dai soli Frattesi, Barella, Gnonto, Retegui e Zaniolo (anche se quest’ultimo somiglia più ad Azrael, “l’angelo della morte” di chi vuole offrirgli una chance), ecco che la squadra azzurra dovrà ripartire proprio dai suoi calciatori più promettenti e dalla promessa che senza perder tempo a incollare i cocci di un vaso ormai rotto, con una nuova guida, magari, si può ripartire con maggiore fiducia ed ambizione. Roberto Mancini, però, non me ne voglia.

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