Il Papa al primo Angelus dopo il ricovero: “Dolore per le vittime dell’Egeo”

Papa Francesco è in buona forma e prega per le vittime del naufragio: "Basta parolai, la fede ha bisogno di gesti concreti"

Olimpia Gigliotti
5 Min di lettura

Papa Francesco si affaccia dalla finestra del Palazzo apostolico per l’Angelus con lo sguardo dolce ma sicuro che lo caratterizza. Dall’ultima tragedia in mare al largo della Grecia all’Ucraina, il pontefice annovera le principali questioni politiche e sociali degli ultimi e torna più in forma di prima nonostante il ricovero e l’intervento chirurgico al quale è stato sottoposto lo scorso 7 giugno.

Il Papa nel suo primo Angelus ringrazia per l’affetto

È la gratitudine l’incipit del suo discorso. “Grazie a tutti coloro che nei giorni del ricovero al Policlinico Gemelli – scandisce piano – mi hanno manifestato affetto, premura e amicizia e mi hanno assicurato il sostegno della preghiera. Questa vicinanza umana e spirituale è stata per me di grande aiuto e conforto”, afferma rivolto alla folla assiepata sotto il palazzo apostolico per il consueto appuntamento domenicale e il primo Angelus dopo il ricovero.

Naufragio in Grecia, il Papa incalza: “Il mare era calmo”

Papa Francesco ricorda quindi le vittime del naufragio in Grecia – una nuova Cutro – in cui hanno perso la vita 79 migranti.  “Sembra che il mare fosse calmo – affonda – con grande tristezza e tanto dolore penso alle vittime”, e ricorda inoltre la Giornata mondiale del rifugiato promossa dalle Nazioni Unite e che cade il prossimo 20 giugno: “Rinnovo la mia preghiera per quanti hanno perso la vita e imploro che sempre si faccia tutto il possibile per prevenire simili tragedie”.

Dall’Uganda all’Ucraina: “Questa guerra dappertutto”

Rivolge allora un pensiero agli studenti ugandesi uccisi nei giorni scorsi a causa di un attacco terroristico e che ha provocato una carneficina, con 41 morti, 38 dei quali studenti massacrati e arsi vivi nei loro dormitori. “Prego per i giovani studenti vittime del brutale attacco contro una scuola dell’Uganda. Questa lotta, questa guerra dappertutto. Preghiamo per la pace”. Non manca, dunque, la questione del conflitto ucraino: “Proseguiamo nella preghiera per la martoriata Ucraina, non dimentichiamola. Soffre tanto”.

L’invito di Papa Francesco: “Pensarsi come un bambino”

L’invito ai fedeli di Papa Francesco è quello di “pensarsi come un bambino, che cammina tenuto per mano dal papà: tutto gli appare diverso. Il mondo, grande e misterioso, diventa familiare e sicuro, perché il bambino sa di essere protetto. Non ha paura e impara ad aprirsi: incontra altre persone, trova nuovi amici, apprende con gioia cose che non sapeva e poi torna a casa e racconta a tutti quello che ha visto, mentre cresce in lui il desiderio di diventare grande e di fare le cose che ha visto fare dal papà. Ecco perché Gesù parte da qua, ecco perché la vicinanza di Dio è il primo annuncio: stando vicini a Dio vinciamo la paura, ci apriamo all’amore, cresciamo nel bene e sentiamo il bisogno e la gioia di annunciare”. E ancora: “Se vogliamo essere buoni apostoli, dobbiamo essere come i bambini: sederci sulle ginocchia di Dio e da lì guardare il mondo con fiducia e amore, per testimoniare che Dio è Padre, che Lui solo trasforma i nostri cuori e ci dà quella gioia e quella pace che noi stessi non possiamo avere”.

Il Papa contro i “parolai”

Mette in guardia poi dai “parolai”. “A me lasciano molto perplesso i parolai, con il loro tanto parlare e niente fare”, afferma Papa Francesco. “Facciamoci a questo punto qualche domanda: noi, che crediamo nel Dio vicino, confidiamo in Lui? Sappiamo guardare avanti con fiducia, come un bambino che sa di essere portato in braccio dal papà? Sappiamo sederci sulle ginocchia del Padre con la preghiera, con l’ascolto della Parola, accostandoci ai Sacramenti? E, infine, stretti a Lui, sappiamo infondere coraggio agli altri, farci vicini a chi soffre ed è solo, a chi è lontano e pure a chi ci è ostile? Questa è la concretezza della fede – evidenzia – è quello che conta”, conclude così l’Angelus.

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