Il Pd si spacca a Bruxelles sugli aiuti militari a Kiev

Massimo Colonna
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Un partito sempre più nel caos: a Roma ha buttato la palla in tribuna, col tentativo del presidente dei senatori Boccia di insinuare contraddizioni nel centrodestra, che sta invece marciando compattamente sui fondamentali della politica estera 

Da una parte il fronte unito del centrodestra sul sostegno all’Ucraina, dall’altra le convulsioni del Pd che all’Europarlamento si è spaccato sugli aiuti militari a Kiev. La premier Meloni ha partecipato al summit della Comunità Politica europea a Chisinau, in Moldavia, organizzato per lanciare un forte messaggio a Mosca “Non c’è un’Europa di serie A e di serie B” – ha detto -, “siamo sostenitori della politica delle porte aperte, ma l’ingresso di Kiev nella Nato sarà oggetto del vertice di Vilnius. Voi sapete che l’Italia è in prima fila nel sostegno all’Ucraina”. 

Al summit, incentrato su tre questioni prioritarie come sicurezza, energia e mobilità, ha partecipato anche il presidente Zelensky, che ha confermato l’ipotesi di un prossimo vertice su un piano ucraino per la pace. La diplomazia è dunque in azione, ma per avere successo ha bisogno di un fronte europeo granitico nei confronti delle pretese di Mosca, prima di tutto non lasciando sguarnito l’arsenale di difesa.

Per questo la plenaria del Parlamento europeo ha approvato con 446 voti a favore, 67 contrari e 112 astenuti la proposta di regolamento “Asap” della Commissione, volta a sostenere l’aumento di capacità dell’industria militare europea e delle sue catene di approvvigionamento per la produzione di munizioni e obici per l’artiglieria, razzi anticarro e missili antiaerei, con il doppio obiettivo di consegnare almeno un milione di pezzi, nei prossimi dodici mesi, all’esercito ucraino e di rifornire gli arsenali degli Stati membri che hanno già inviato armi e munizioni a Kiev. Grazie all’introduzione di misure specifiche, tra cui un finanziamento di 500 milioni di euro, il regolamento “Asap” mira a potenziare la capacità produttiva dell’Ue per far fronte all’attuale carenza di munizioni, missili e loro componenti. Il dibattito più acceso è stato quello relativo alla facoltà degli Stati membri di destinare a queste misure anche una parte dei finanziamenti dai Fondi di coesione o del Pnrr, ma gli emendamenti delle sinistre sono stati tutti respinti e nel voto finale il gruppo del Pd si è spaccato esprimendo dieci voti a favore, quattro astenuti e un no. Contrari invece tutti gli eurodeputati del M5S.

Continua dunque il caos nel Partito democratico, che ha sbandato paurosamente a Bruxelles e a Roma ha buttato la palla in tribuna, col tentativo del presidente dei senatori Boccia di insinuare contraddizioni nel centrodestra, che sta invece marciando compattamente sui fondamentali della politica estera. Elly Schlein ieri si era scagliata contro l’ipotesi che i fondi dei Pnrr dei vari Stati membri potessero essere utilizzati per l’acquisto di munizioni ma, una volta bocciati gli emendamenti della sinistra, gran parte dei suoi eurodeputati hanno votato comunque a favore del provvedimento, alcuni si sono astenuti, mentre uno ha votato contro. Mentre Boccia al Senato si arrampicava sugli specchi, la maggioranza dei suoi colleghi eurodeputati ha dunque dato il via libera non solo al rafforzamento delle procedure e del sostegno finanziario Ue alla produzione di munizioni, ma anche alla possibilità, prevista dalla Commissione, che ogni Stato possa decidere autonomamente se usare a tal fine anche i fondi del proprio Pnrr. Il governo italiano ha annunciato che non intende utilizzarli, ma è in tutta evidenza è una scelta non in contraddizione col sì espresso all’Europarlamento dai partiti di maggioranza.

Mentre la guerra in Ucraina prosegue, e l’esercito di Kiev sta pianificando una controffensiva che potrebbe essere cruciale per le sorti del conflitto, è interesse dell’Europa intera sostenere il Paese aggredito con tutti i mezzi politici, diplomatici e militari, e un Pd sempre più confuso e spaccato sta invece dando segnali contraddittori, votando in tre modi diversi. Un’ala del partito, insomma, sta inseguendo le sirene del fintopacifismo grillino, e le dichiarazioni delle eurodeputate Picierno e Moretti, coerenti col pieno sostegno all’Ucraina e sulla costruzione di una difesa comune europea, stridono fortemente col “vergogna” pronunciato dal loro collega Bartolo e con le improbabili intemerate di Boccia al Senato.

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