Il dilemma sul Mes è al centro del dibattito politico. L’approfondimento sulla sua funzione all’interno del Paese e come funziona la governance
Mes sì o Mes no? Un eterno dilemma che sembra cogliere tutti i nodi del quadro politico italiano. Un dibattito che si è aperto da mesi e che – a breve – potrebbe arrivare ad una conclusione con l’approvazione in Parlamento della proposta di legge sulla ratifica del Meccanismo europeo di stabilità.
La ratifica dell’Italia
Secondo l’agenda politica, la discussione alla Camera si terrà il 30 giugno e rappresenta il primo vero passo per qualcosa che sta giungendo ad una decisione definitiva. La ratifica del Mes è un passaggio indispensabile per preservare le relazioni con la Commissione Ue e con gli altri partner europei, visto che l’Italia è l’unico stato membro che manca e che senza la ratifica italiana lo strumento non può funzionare nella sua versione aggiornata.
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Sono continue le pressioni sul Mes che arrivano direttamente da Bruxelles e riguardano il passaggio formale, niente a che vedere con l’ipotesi che l’Italia, o un altro Paese, possa realmente accedere al Meccanismo. La proposta di riforma del Mes, di fatto, non è più negoziabile. Si tratta di consentire al Mes di funzionare oppure, al contrario, di lasciarlo congelato, privando il sistema, e quindi tutti gli Stati membri, di quello che è stato concepito come uno strumento di protezione.
Mes: che cos’è e come funziona
Il Meccanismo europeo di stabilità – MES – European Stability Mechanism, ESM è istituito mediante un trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico della UE, nel 2012. La sua funzione è di concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che – pur avendo un debito pubblico sostenibile – trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato.
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