Da Putin nessun rilancio: «Non ci sarà escalation nucleare»

Redazione
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Discorso dai toni più “morbidi” rispetto alle aspettative per il leader russo: «Siamo stati minacciati e abbiamo reagito»

C’erano grandi aspettative per il discorso di Vladimir Putin alla popolazione russa in occasione della Giornata della Vittoria. Aspettative però in qualche modo rimaste senza risposta. Fra una prospettiva di una dichiarazione di guerra ufficiale all’Ucraina, a quasi tre mesi dall’inizio dell’offensiva, o di una mobilitazione generale, lo zar si è mostrato particolarmente sottotono, con un profilo basso e contenuto, privo di esaltazioni retoriche

Aspettative tradite

Durante la parata della Giornata della Vittoria, festa nazionale russa celebrata in tutte le città russe in memoria della resa dei nazisti nel 1945, Putin ha parlato alla folla radunata nella Piazza Rossa di Mosca ma non si è distaccato molto dalle frasi ed espressioni già sentite nell’ultimo periodo. 

Un discorso che sarà ricordato non tanto per ciò che è stato pronunciato, quanto più per le cose taciute. Nessuna menzione all’operazione speciale, la perifrasi con cui si è soliti parlare dell’offensiva militare in Ucraina. Putin ha semplicemente cercato di ribadire come la mobilitazione dell’esercito russo sia una risposta necessaria alla minaccia dell’Occidente, in combutta con Kiev. Il capo di Stato ha poi parlato del doloroso prezzo di vite che l’operazione ha comportato, riconoscendo pubblicamente l’esistenza di caduti. 

Nessuna citazione su Mariupol

Nessuna menzione a Mariupol, unico vero trofeo di guerra che l’esercito russo può effettivamente vantare, così come non vi è stato alcun accenno ad una possibile vittoria in toni fastosi. Putin si è limitato a ricordare di dare sostegno ai patrioti liberatori del Donbass e della Crimea, le regioni più vicine alla causa russa, senza mai ricordare le altre zone dell’Ucraina: silenzio anche su Kiev, principale obiettivo di conquista dell’esercito che però si è concluso con sostanziale fallimento delle avanzate. 

Appare insolita anche la mancata esaltazione della potenza militare dell’arsenale nucleare: la Giornata della Vittoria è, infatti, una delle principali feste nazionali su cui Putin poggia la costruzione del mito dell’identità sovietica e che raggiunge ogni anno grandi toni bellicosi e trionfalistici. Un discorso passato in sordina, lontano dalla retorica degli ultimi interventi pubblici e che si discosta molto dal tenore tipico delle celebrazioni della Giornata del 9 maggio.

È stata notata l’assenza di Valerij Gerasimov alla parata militare, il capo di Stato maggiore delle forze armate russe che poco tempo fa era stato nominato il responsabile delle operazioni militari sul fronte occidentale e che, secondo alcune voci provenienti dall’intelligence Usa, sarebbe stato ferito durante un’operazione di guerra in Ucraina. 

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