Progetti deboli, burocrazia infinita e aumento dei costi: i nodi del Pnrr

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Era il 21 luglio 2020 quando Conte annunciò l’adesione al Recovery Plan. Oggi 69 miliardi sono a fondo perduto, ma 123 dovranno essere restituiti

Qualcuno ha provato a spacciare la piantumazione di semi come una vasta operazione green. Qualcun altro invece vuole costruire stadi facendoli passare come opere pubbliche a sfondo sociale, salvo poi prevedere la gestione a privati. Sono alcune delle italiche soluzioni trovate per “mettere a terra”, come dicono oggi gli amministratori locali, i piani del Pnrr. Su questi l’Europa storce la bocca, con l’inevitabile conseguenze di allungare i tempi. E proprio i tempi sono il principale problema dell’attuazione del Pnrr, come emerso anche negli ultimi incontri tenuti tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la premier Giorgia Meloni. 

Cosa non sta funzionando 

Al di là delle altre partite europee, l’Italia si ritrova a fare i conti con diverse problematiche. In cima alla lista, la frammentazione dei progetti presentati dalle varie amministrazioni locali e di più alto livello, le difficoltà dei dirigenti a sostenere il carico di lavoro – in particolare per il mancato turnover o per l’età avanzata dei dipendenti pubblici anche in questo settore – e anche per l’innalzamento dei prezzi degli ultimi mesi – male ovviamente non solo italiano – causato da inflazione e guerra in Ucraina. Ne è passato infatti di tempo da quel 21 luglio 2020, quando dopo uno storico Consiglio Europeo, l’Italia ottenne il 28% dell’intero Recovery Found europeo (750 miliardi). Meno di un mese dopo, il 13 agosto, arrivava un anticipo di quasi 25 miliardi di euro: la prima tranche. 

Quanti soldi sono in circolazione 

In totale, il Recovery Plan Italiano, definito poi Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr,), vale 191,5 miliardi. A questi sono da aggiungere altri 30 miliardi del fondo complementare, per un totale di circa 220 miliardi. Secondo l’ultimo conteggio della Ragioneria generale dello Stato, la spesa finora effettuata è di 23 miliardi, che riguardano 107 misure (105 investimenti e 2 riforme), delle 285 elencate. Il tutto con una percentuale di realizzazione vicina al 12% delle risorse complessive al 2026. Della spesa complessiva, quasi 69 miliardi sono a fondo perduto, mentre 122,6 sono prestiti che l’Italia dovrà restituire. 

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