Perché dire no al Mes potrebbe essere rischioso 

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Con i dossier attualmente aperti con l’Ue, ossia Pnrr, immigrazione, Patto di stabilità, politiche familiari, vale la pena intestardirsi nel rifiuto ideologico di ratificare il Meccanismo Europeo di Stabillità? 

L’Italia è l’unico Paese tra quelli che adottano l’euro e fanno parte del Mes a non aver ancora ratificato la riforma, una posizione che resta al momento rigida, anche se ratificare è ovviamente cosa ben diversa dall’accedere ai fondi. La premier Meloni ha spiegato alla Camera i motivi del “no”: il Mes non è una banca centrale, ha una disponibilità finanziaria importante ma limitata, da più di un decennio si discute della natura di questo strumento che è stato utilizzato pochissime volte, e dunque anche gli altri Paesi, oltre all’Italia, non sembrano volerci accedere. E poi: noi pensiamo che il Mes possa diventare uno strumento di sviluppo per la politica industriale, come propone Confindustria. La premier non si è spinta oltre, pur ribadendo che “finché ci sarà un governo guidato da me l’Italia non potrà mai accedere al Mes”. Su una cosa sicuramente ha ragione: quando ricorda che il governo Draghi avrebbe potuto prendere una decisione sulla ratifica, ma non l’ha fatto.

Come funziona il Mes? 

Ma cos’è il Meccanismo europeo di stabilità? Nato quando Grecia e Portogallo si trovarono sull’orlo del tracollo finanziario, ora è oggetto di una profonda riforma a cui fu dato il primo via libera dal Consiglio Europeo del giugno 2019, quando in Italia c’era il governo Lega-M5S che poi chiese più di tempo per procedere alla firma del Trattato. Con l’arrivo del Covid, le priorità ovviamente cambiarono, e attraverso il Mes fu concessa una linea di credito speciale – la Pandemic Crisis Support – avente come unica condizionalità l’utilizzo di quelle somme per le spese dirette e indirette connesse all’emergenza sanitaria. Ora il Mes può essere usato in caso di crisi fiscale o – dopo questa riforma – anche di crisi bancaria, ma solo se lo Stato interessato decidesse di farne richiesta non riuscendo a scongiurare con mezzi propri il fallimento di un grande istituto bancario. Ma ogni accesso al Mes è rigorosamente previsto solo su base volontaria.

Quali sono le nuove condizioni

Questo per dire che ratificare il Mes non significa affatto firmare un contratto capestro, e ora che Germania e Croazia, ultime in ordine di tempo, lo hanno sottoscritto, l’Italia è rimasta col cerino in mano e il tempo sta per scadere: da anni le pressioni comunitarie sono crescenti, e si fanno sentire alla vigilia di ogni Eurogruppo. Il governo italiano sta tergiversando per evitare un dibattito parlamentare che metterebbe in forte difficoltà la maggioranza, e ragiona sul fatto che la riforma del Patto di stabilità potrebbe rendere obsoleti i prestiti del Mes. Ma si tratta di argomenti che difficilmente troveranno ascolto a Bruxelles e nelle cancellerie europee, e la domanda che a Palazzo Chigi dovrebbero porsi è una sola: con i dossier attualmente aperti con l’Ue – Pnrr, immigrazione, Patto di stabilità, politiche familiari – vale la pena intestardirsi nel rifiuto ideologico di ratificare il Mes? E’ un atto patriottico o un azzardo che mette a rischio l’interesse nazionale? Il sovranismo come dottrina è una suggestione che può funzionare bene all’opposizione, ma al governo lo splendido isolamento non è un’opzione praticabile: è solo foriero di guai.

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