Superbonus e dintorni: la maxi-cambiale grillina

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I due anni di governo a guida grillina hanno lasciato un’eredità pesantissima sui conti pubblici. Superbonus, Cashback, politiche green: ogni giorno emergono le lacune normative delle leggi a Cinque Stelle

L’ultima conferma è arrivata dai dati dell’Inapp (l’istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) sul fallimento del reddito di cittadinanza: solo l’8% di chi ha ottenuto il sussidio ha trovato lavoro o frequentato corsi di formazione: i due anni di governo a guida grillina hanno lasciato un’eredità pesantissima sui conti pubblici, oltre a spargere soprattutto nei giovani la convinzione parassitaria di poter vivere a spese dello Stato. Ogni giorno emergono le lacune normative delle leggi a Cinque Stelle, che con la loro superficialità hanno aperto un’autostrada ad ogni forma di raggiro.

Il Superbonus

Prendiamo il Superbonus, che col pur nobile intento di rilanciare il settore edilizio dopo il Covid, ha elargito miliardi a chi non ne aveva diritto, lasciando peraltro chi invece era in regola alle prese con crediti fiscali che non sa a chi passare. Draghi definì il Superbonus come “una truffa tra le più grandi che la Repubblica abbia mai visto”, senza però poterne trarre tutte le necessarie conseguenze, limitandosi a mettere qualche toppa perché frenato dalle resistenze grilline, e lasciando così al governo Meloni l’onere di porvi rimedio per scongiurare lo sconquasso definitivo delle casse dello Stato. Garantire al contribuente un rimborso fiscale pari al 110 per cento di quanto afferma di spendere per ristrutturazioni o lavori edilizi ha prodotto, realtà alla mano, una filiera di prezzi gonfiati e di opere fittizie, col retropensiero che “tanto paga lo Stato” e ci mette anche in regalo il 10% in più. E se non hai soldi freschi in tasca, quel 10% se lo prende la banca che anticipa i soldi e a cui viene ceduto il credito fiscale. Un meccanismo perverso, privo di controlli effettivi, costato duemila euro ad ogni italiano, con il costo totale dei crediti stimato nella cifra vertiginosa di 105 miliardi di euro. Ma il Superbonus è solo la punta dell’iceberg dei costi economici e sociali inferti al Paese dai governi a trazione grillina, di cui pagheremo per molti anni le conseguenze: basti pensare al perdurante disincentivo al lavoro causato dal reddito di cittadinanza nella fascia dei giovani tra i venti e i trent’anni, e all’area del lavoro nero che si è allargata a dispetto dell’altra misura fallimentare fortemente voluta dai grillini, ossia il decreto dignità.

Il Cashback

L’altra “perla” è stata il Cashback, una misura regressiva che ha indirizzato le risorse verso le categorie più agiate senza raggiungere l’obiettivo di colpire l’evasione fiscale e di incentivare l’uso della moneta digitale. I dati finali hanno infatti dimostrato che l’aumento dei pagamenti elettronici è stato del tutto inferiore alle aspettative, oltre che limitato a chi ha frazionato le operazioni per concorrere al premio finale della generosa lotteria statale. Cinque miliardi di euro per un’operazione demagogica e fallimentare sono stati un vero e proprio spreco di Stato nel momento in cui la drammatica crisi causata dalla pandemia imponeva ben altre destinazioni per tali ingenti risorse.  E nonostante questo, nel Pnrr immaginato da Conte il bonus sui pagamenti digitali valeva addirittura la metà della spesa per “Digitalizzazione, Innovazione e Sicurezza nella Pa, risorse poi fortunatamente destinate dal governo Draghi a investimenti diversi.

La cambiale verde

Per non parlare della cambiale verde che le politiche luddiste del MoVimento ci hanno lasciato attraverso i “no” ideologici ad Alta velocità (vedi Torino-Lione), trivelle, acciaierie, termovalorizzatori e gasdotti: se la nostra produzione di metano copre solo il 4,6% del consumo, e il restante 95,4% lo importiamo a carissimo prezzo, lo dobbiamo soprattutto al grillismo ideologico, che voleva perfino bloccare il Tap in Puglia, che ci ha consentito di superare la crisi del gas fornendoci 10 miliardi di metri cubi, il 15 per cento della nostra energia: se non li avessimo avuti, quest’inverno avremmo dovuto spegnere tutto un’ora al giorno.

Politica estera

Anche in politica estera molti delicati dossier disinvoltamente trattati dalla nomenklatura grillina restano tuttora aperti, a partire dalla Via della Seta, che Conte e Di Maio sbandieravano come un fiore all’occhiello ed era invece una strada lastricata di trappole, una surrettizia cessione alla Cina di asset strategici come i nostri porti e lo stesso 5G, che mise in allarme l’intera Nato: una questione cruciale per la nostra sicurezza che toccherà al centrodestra risolvere in un momento di massima tensione geopolitica fra democrazie occidentali e autocrazie. Insomma: il reddito di cittadinanza non ha abolito la povertà, il decreto dignità non ha abolito la precarietà del lavoro, il Cashback non ha scalfito l’evasione fiscale, il Superbonus ha messo a rischio il bilancio dello Stato, e i deragliamenti in politica estera si sono rivelati un azzardo per la stessa sovranità nazionale. Una palese catena di errori frutto di incompetenza e arroganza, una maxi-cambiale sulla pelle del Paese.

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