Xi visita Putin al Cremlino con un piano di pace in 12 punti

Luc. Cam.
4 Min di lettura

Gli Usa e i suoi alleati restano scettici. Il segretario di stato americano Blinken: “Il mondo non si faccia ingannare da alcuna mossa tattica della Russia sostenuta dalla Cina”

Gli Usa e i suoi alleati restano molto scettici sul ruolo di Xi Jinping come “peacemaker” nella sua visita al Cremlino e sul cosiddetto piano di pace cinese in 12 punti. A ribadire la posizione è stato il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, cercando anche di allineare Kiev, finora più aperta a valutare eventuali proposte del Dragone. Se la Cina lancerà un appello per un cessate il fuoco durante la visita di Xi a Mosca, ha spiegato Kirby, Kiev dovrebbe respingerlo, “cosa che faremmo anche noi”, perché “fondamentalmente ratificherebbe ciò che (i russi ndr) sono stati in grado di conquistare dentro l’Ucraina e darebbe loro tempo e modo di prepararsi”.

L’asimmetria della missione di pace cinese

Il portavoce ha poi evidenziato l’evidente asimmetria della missione di pace cinese: “Se vai a Mosca e ti siedi per tre giorni allo stesso tavolo del presidente Putin e ascolti il suo punto di vista su una guerra che ha iniziato e che potrebbe finire oggi, dovresti come minimo alzare il telefono e parlare anche con il presidente Zelensky per avere il suo punto di vista”, ha osservato Kirby, definendo quello tra Russia e Cina “un matrimonio d’interesse”.

“Speriamo che Xi faccia pressione su Putin affinché cessi di bombardare scuole e ospedali e ritiri le truppe” e “sostenga la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”, ha aggiunto in modo un po’ rituale.

Le accuse a Xi da parte del segretario di stato americano Blinken

Una chiusura confermata anche da Antony Blinken, che proprio oggi ha annunciato disco verde a un altro pacchetto di aiuti militari da 350 milioni di dollari a Kiev: “Il mondo non si faccia ingannare da alcuna mossa tattica della Russia sostenuta dalla Cina”, il messaggio del segretario di stato americano, che ha poi accusato Xi, primo leader mondiale a visitare Putin dopo il mandato d’arresto della corte penale internazionale dell’Aja, di fornire una “copertura diplomatica ai crimini di guerra russi”.

Le preoccupazioni degli Usa sull’egemonia cinese

Gli Usa temono che la Cina possa rafforzare il suo ruolo di mediatore diplomatico, dopo il successo dell’accordo tra Iran e Arabia Saudita, e che le sue proposte seminino divisione nel fronte occidentale, suscitando magari un qualche interesse a Berlino e a Parigi con l’obiettivo di dividere la Nato e allontanare almeno alcuni paesi europei dalla linea più intransigente.

Per ora in tutti gli alleati prevale la diffidenza, alimentata dalla crescente alleanza tra Russia e Cina, dal loro asse di ferro al consiglio di sicurezza dell’Onu, dalle loro esercitazioni militari comuni. E dagli accordi annunciati di questo ennesimo incontro Xi-Putin (il quarantesimo dall’arrivo al potere del presidente cinese), con ulteriori forniture energetiche russe pagate in renminbi (un sostegno alla macchina da guerra russa aggirando le sanzioni finanziarie) in cambio di tecnologie cinesi, comprese quelle “duali” che possono essere usate nel conflitto ucraino.

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