Oltre sessanta partecipate statali potrebbero cambiare cda a marzo, ma la politica comincia a muoversi. Meloni tentata dal metodo Draghi
La partita reale inizierà a marzo ma intanto i partiti scaldano i motori. E la prima accelerata arriva dalla Lega, che chiede un cambio di passo per permettere all’Italia di essere all’altezza delle sfide più delicate. Questa la linea che passa dagli ambienti di via Bellerio, mentre gli altri partiti ancora aspettano di capire quali saranno le linee del governo. Anche perché la premier Meloni potrebbe anche utilizzare il cosiddetto metodo Draghi, ossia quello di scegliere i nomi senza rendere conto ai partiti, mettendoli poi di fronte alle scelte compiute.
Cosa cambierà: i nomi
L’attesa maggiore è per il futuro di Eni e di Rai. Le polemiche su Sanremo hanno rilanciato il tema del cambio dei vertici, e questa volta il governo potrebbe prendere la palla al balzo per mettere mano ai nomi dei piani alti. Al momento non sembra in discussione la sorte dell’ad Carlo Fuortes, nominato nel 2021 e con un mandato che scade fra un anno. A rischiare semmai è la direttrice del Tg1 Monica Maggioni, sul cui posto ci sarebbero molte pressioni, così come per Stefano Coletta, responsabile della rete ammiraglia. Per quanto riguarda Eni, al momento pare complicatissimo – e poco giustificabile – mettere mano all’incarico dell’amministratore delegato Claudio De Scalzi, dopo che l’azienda ha siglato gli strategici accordi energetici con l’Algeria e la Libia, coinvolgendo tra l’altro in prima persona anche la stessa premier. L’idea quindi potrebbe essere quella di cambiare qualche altra pedina nel board. Scenari che comunque potrebbero cambiare al momento delle scelte vere e proprie, visto che queste potrebbe concretizzarsi anche tra un mese.
Leggi Anche
© Riproduzione riservata