Roma da sogno, piega le Foxes e vola in finale 

Redazione
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La formazione giallorossa vince 1-0 la semifinale di ritorno contro il Leicester, decide Abraham, e raggiunge la finale di Conference League. Grande soddisfazione per Mourinho che si commuove «Siamo una grande famiglia»

Serata pazzesca allo stadio Olimpico, la Roma battendo il Leicester con il gol di Tammy Abraham si qualifica per la finale della prima edizione di Conference League.

Un traguardo europeo, quello di una qualificazione in finale, che alla squadra giallorossa mancava da trentuno anni, l’ultima volta fu nell’edizione della Coppa Uefa del 1991. L’ambiente ha risposto all’appello di Mourinho che aveva chiesto uno stadio infuocato, come del resto durante tutta la stagione, dando manforte ai giocatori giallorossi fin dal prepartita. Un tripudio di bandiere ha accompagnato la festa finale della squadra di Mourinho, brava a rimanere lucida e resistere fin oltre il 90esimo, nonostante la pressione del Leicester che, specie nella ripresa, ha provato a raddrizzare le sorti dell’incontro con grande veemenza.

Le scelte di Mourinho 

Mourinho, complice la pesante assenza di Mkyhtarian, ha optato per una formazione conservativa, in grado di tenere il campo cercando di sfruttare la qualità nel palleggio dei centrocampisti e l’abbassamento di Abraham e Zaniolo sulla linea mediana del campo, bravi entrambi a dare appoggio ai centrocampisti, Oliveira e Cristante, sottoposti alla costante pressione dei giocatori di Rodgers che di certo, a differenza della partita dell’andata, fin dalle prime fasi di gioco hanno cercato di alzare il baricentro cercando di togliere certezze ai giocatori della Roma.

Lo Special One, per l’occasione, ha confermato la difesa titolare con Ibanez, Mancini e Smalling a proteggere la porta di Rui Patricio, centrocampo, come detto, affidato alla costanza di Cristante ed al palleggio di Oliveira, che comunque ha dovuto spendere tanto in fase di non possesso. 

Sulle fasce esterne spazio a Zalewski, anche stasera a tratti imprendibile, e Karsdorp, il quale sembra aver ritrovato la forma dei giorni migliori. Pellegrini, schierato trequartista, ha fornito una prestazione di grandissima quantità ed a tratti di qualità sopraffina, mentre davanti Zaniolo e Abraham hanno disputato una gara di grande sofferenza, capendo i momenti di difficoltà ed accettando, stavolta di buon grado anche Nicolò, il sacrificio chiesto loro da Mourinho.

Il primo tempo, la Roma segna nel delirio dell’Olimpico

La Roma parte contratta nei primi 5′ e il Leicester, che va dalla bandierina per ben due volte in pochi minuti, cerca di imprimere subito il suo ritmo alla gara. I giallorossi, però, non sembrano essere più quelli timorosi di inizio stagione, una squadra che troppo spesso si faceva trascinare dagli eventi, e reagiscono con veemenza, facendo capire agli avversari che la posta in gioco è troppo alta per poter cedere il passo con troppa arrendevolezza. 

Succede che dopo 8′ Schmeichel è costretto a salvare la sua porta da una punizione insidiosa calciata da Pellegrini, salvo poi capitolare al 10′ sul colpo di testa di Abraham, imbeccato da un cross di Pellegrini su calcio d’angolo. L’Olimpico esplode, non che prima fosse calmo, e la Roma comincia a sfruttare maggiormente l’ampiezza del campo, insidiando l’incerta difesa inglese. 

Pellegrini al 17’, lanciato in profondità da una grande intuizione di Zalewski, calcia da posizione defilata e impegna ancora il portiere delle Foxes, con Evans che è costretto a sparare in calcio d’angolo un pallone che altrimenti sarebbe finito sui piedi del capitano giallorosso dopo la ribattuta corta di Schmeichel. 

Il primo tempo scivola via con la Roma che si abbassa alla mezz’ora, dopo aver speso tanto cercando di pressare a tutto campo, e il Leicester che pur palleggiando con grande qualità non trova mai la via della porta. Rui Patricio risulta inoperoso nella prima frazione, l’unica conclusione inglese, con Dewsbury-Hall, finisce lontano dalla porta difesa dal portoghese.

Il secondo tempo, la Roma resiste e festeggia la qualificazione

Nella ripresa il copione è quasi identico al primo tempo. La Roma parte bene, Mancini non riesce a correggere in porta un cross al bacio di Pellegrini, e le Foxes sfruttando le proprie capacità nel palleggio costringono la formazione di Mourinho ad abbassarsi nella propria metà campo. 

Al 60’, sugli sviluppi di uno schema da calcio d’angolo, Vardy calcia dal limite dell’area di rigore, ma la difesa giallorossa riesce a respingere un tiro che altrimenti avrebbe potuto essere molto pericoloso per Rui Patricio. 

Il Leicester, che a inizio ripresa ha inserito Amartey e Ihenacho per Lookman e Barnes, sembra riuscire a tenere il campo in maniera più decisa e costringe la Roma ad una strenua difesa. La formazione di Mourinho cerca di ripartire ma sembra mancare di lucidità e le Foxes sfruttano il momento per cercare di alzare i ritmi. Rodgers cambia ancora al 77’ con Dewsbury-Hall che lascia il posto al vivace Perez. 

Mourinho due minuti dopo risponde con Veretout al posto di Zaniolo, obiettivo è quello di ridare dinamismo al centrocampo romanista, spostando Pellegrini seconda punta ed inserendo il francese sulla trequarti. La partita scorre inesorabile verso il 90’, la Roma tenta di ripartire e le mosse di Mourinho sembrano aver rotto l’assedio, con i giallorossi che finalmente riescono ad allentare la pressione guadagnando metri.

Nessuno si sorprende quando Abraham e Zalewski, fra quelli che hanno speso di più, vengono sostituiti all’87’ da Vina e Shomurodov. Il Leicester, dal canto suo, non riesce a rendersi pericoloso, se non con due conclusioni da fuori di Maddison e Ihenacho, controllate abilmente da Rui Patricio. 

Durante i 5’ di recupero assegnati da Jovanovic, arbitro serbo, le Foxes tentano invano di scardinare la difesa dei giallorossi. L’unico tentativo degno di nota è una conclusione di Maddison dai 25 metri, liberato da un tocco di prima di Tielemans. 

La partita termina e lo stadio Olimpico impazzisce di gioia per una cavalcata europea che avrà il suo epilogo, nel bene o nel male, il 25 maggio a Tirana, dove i giallorossi sfideranno il Feyenoord uscito indenne dalla trasferta di Marsiglia.

Post partita, Mourinho commosso ringrazia i tifosi 

Lacrime di gioia alla fine della gara per mister Mourinho. Il portoghese, non a caso, ai microfoni di Sky Sport ha parlato di «grande famiglia» sottolineando il profondo legame che ha sviluppato con la città di Roma e la tifoseria romanista in questi mesi da allenatore giallorosso. 

Mourinho, al termine della gara, ha ricordato un dettaglio molto importante «Abbiamo disputato una grande partita, di sacrificio e carattere. Per noi questa è un’emozione grandissima, è come la finale di Champions per il Real. A Roma tutti vivono per la Roma, le signore sui balconi, i bambini in strada, la gente allo stadio, questa città mi ha emozionato». 

Sulle prospettive future e la finale di fine maggio «Vincere aiuta a vincere, dobbiamo imparare a farlo. Questo club ha una storia ed un seguito enorme, ma il numero di titoli e finali europee non rispecchia questo valore. La Roma e i romanisti meritano di più»

Un monito molto forte e deciso, quello lanciato da Mourinho, che nonostante la carriera colma di titoli e vittorie, a fine partita non è riuscito a trattenere le lacrime per la gioia, una sensazione che dovrà essere confermata, anzi ampliata, a Tirana fra venti giorni, dove la formazione giallorossa si contenderà nella finale secca contro il Feyenoord, quel titolo europeo che a Roma, sponda romanista, manca dal 1961, l’anno della vittoria in Coppa delle Fiere.

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