I ministeri avevano il compito di effettuare una prima ricognizione sui progetti a scadenza 2023-2024
I ministeri sono in regola con le scadenze fissate dal ministro Raffaele Fitto. Ci si muove su tre fronti: quello europeo, dove si negoziano i margini di cambiamento con la Commissione, quello bilaterale, per negoziare con i singoli ministri i nuovi progetti su cui puntare, e quello del Governo, dove si metterà a punto, in un decreto verso la fine del mese, la nuova governance del piano e la semplificazione delle procedure.
Meno idrogeno
I ministeri avevano il compito di fare una prima ricognizione sui progetti a scadenza 2023-2024, individuando quelli non più interessanti o non realizzabili a causa dei costi energetici saliti alle stelle. Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ad esempio, ha incluso quelli sulle stazioni di rifornimento ad idrogeno lungo la rete stradale, tenendo per ora in stand by quelli sul rifornimento lungo la rete ferroviaria.
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I fondi così risparmiati sarebbero dirottati sul rafforzamento della rete idrica nazionale e sui progetti di riqualificazione urbana.
Tagli e Transizione 4.0
Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha invece chiesto di poter reinvestire su Transizione 4.0, vale a dire il credito d’imposta a favore delle imprese che si rinnovano.
Tra i rinvii, quello per il ministero dell’Istruzione pesa. Dopo aver chiesto a dicembre, uno slittamento di qualche mese per i bandi per i nuovi asili nido, ora chiederà un rinvio anche sui tempi di costruzione degli edifici, una scadenza che attualmente è prevista per il 30 giugno e che non potrà essere rispettata. Anche il ministero dell’Università e della Ricerca vuole rivedere gli obiettivi, ad esempio sui nuovi alloggi per universitari. Il ministero vorrebbe ridurli dello 0,1%, così come le borse di studio per i dottorandi.
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