Morti bianche: 189 casi in tre mesi, +2.2% in un anno

Redazione
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Il report Inail denuncia un’emergenza in crescita: pubblicati i dati in occasione della Giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro

Aumentano del 2,2% le morti bianche rispetto al 2021: solo da gennaio a marzo del 2022 il numero di incidenti sul lavoro arriva a 189, 4 in più dello stesso periodo dell’anno precedente. A denunciarlo è il report dell’Inail pubblicato in occasione della giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro, il 28 aprile; Aumentano del 2,2% le morti bianche rispetto al 2021: solo da gennaio a marzo del 2022 il numero di incidenti sul lavoro arriva a 189, 4 in più dello stesso periodo dell’anno precedente.

A denunciarlo è il report dell’Inail pubblicato in occasione della giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro, il 28 aprile; soltanto nel corso di gennaio sono morte sul lavoro 46 persone, cinque in più rispetto a quelle del primo mese dell’anno nel 2021, con un aumento complessivo del +12,2%. Si tratta di più di mille vite l’anno in Italia, sottolinea l’Osservatorio di Fondazione Lhs su Leadership e Cultura della Sicurezza, una vittima ogni 8 ore.

Di lavoro si continua a morire, dunque, ma non solo: nel primo trimestre le denunce di infortuni sono state 194.106, oltre il 50% in più. Sono dati che preoccupano, ma che, avverte l’Inail, vanno letti con la consapevolezza della persistenza delle restrizioni per contrastare la diffusione della pandemia; non che consoli sapere che il minor numero di morti del 2021 sia dovuto da una difficoltà nel lavorare e non da adeguati interventi di prevenzione.

Aumentano decessi tra gli under 40 e patologie di origine professionale

Sale da 34 a 49 il numero delle morti bianche tra gli under 40, mentre aumentano per tutte le fasce d’età le denunce di infortuni. Maggiormente coinvolta la gestione industriale, che ha fatto registrare un aumento del 46,6%, arrivando a 106.813 casi, seguito da quelli per conto Stato (da 13.118 a 27.427, ossia del 109.1%); diminuiscono però dello 0,4% quelli procurati nel settore agricolo e salgono del +166,9% e del +110,4% gli indicenti avvenuti rispettivamente nei trasporti e nella sanità. Aumentano anche le patologie di origine professionale: del sistema osteo-muscolare, del tessuto connettivo, del sistema nervoso e dell’orecchio quelle più comuni nelle denunce, seguite da tumori e malattie del sistema respiratorio.

Sud e nord-ovest registrano l’aumento di percentuale più alto a livello territoriale, rispettivamente del 64,28% e del 63,36%; netta anche la differenza sulla base del genere di appartenenza: calati del 3,51% i decessi di vittime di sesso maschile, a fronte di un aumento del 71,43% di quelli che hanno coinvolto lavoratrici donne.

Necessario investire nella prevenzione

«L’Inail cercherà di migliorare il proprio impegno, mettendo 2,7 miliardi, prevedendo agevolazioni per chi fa prevenzione e investendo in attività di ricerca per favorire politiche di prevenzione». È quanto ha dichiarato il Presidente dell’Inail Francesco Bettoni.

Investendo nella prevenzione si può mettere un freno a un’emergenza che ha raggiunto ormai dimensioni nazionali, fino a ridurla a zero. È con questo obiettivo che si pensa a un testo unico che raccolga tutte le proposte di legge in materia da prodursi entro fine maggio. Investire nella prevenzione significa limitare danni anche dal punto di vista economico: il costo di infortuni equivale, secondo le stime Inail, al 3% del Pil, pari a circa 45 miliardi di euro ogni anno.

L’ex Ministro del Lavoro, Cesare Damiano, traduce la difficoltà a sopportare tutte queste perdite: «Se soltanto una parte di questa somma fosse spesa per prevenire gli infortuni, avremmo imboccato la strada giusta».

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