Monza, arrestato rapinatore seriale. Le carceri esplodono: +114% di sovraffollamento

Redazione
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L’uomo è stato scarcerato nel maggio del 2021 dopo aver scontato una pena di 11 anni per molteplici rapine a mano armata. Non è passato nemmeno un anno da quando è uscito dal carcere

Arrestato a Monza il rapinatore seriale che ha organizzato il colpo alla farmacia del quartiere San Donato. Si tratta di un pluripregiudicato, cinquantenne e italiano. L’uomo è stato scarcerato nel maggio del 2021 dopo aver scontato una pena di 11 anni per molteplici rapine a mano armata. Non è passato nemmeno un anno da quando è uscito dal carcere. Ora di nuovo arrestato. Un fatto che rispecchia il fallimento per quanto riguarda il reinserimento sociale dei detenuti.

L’arresto dopo la scarcerazione

La polizia di Monza Brianza, in particolare i poliziotti della squadra mobile e dell’ufficio Prevenzione generale e Soccorso pubblico, si sono mobilitati per cercare il rapinatore. Dopo essersi recati in strada, pensando alle possibili vie di fuga del malvivente, hanno individuato un uomo che corrispondeva alla descrizione del rapinatore.

L’uomo è stato individuato mentre correva e aveva il viso ancora travisato dalla calzamaglia di nylon, con sé anche un paio di guanti in lattice e un casco da motociclista. Inoltre, gli agenti, in prossimità della farmacia rapinata, hanno trovato un motociclo parcheggiato con una targa posticcia. Mezzo con il quale il rapinatore aveva pensato di scappare.

Ora tutti gli strumenti utilizzati per compiere la rapina sono sotto sequestro, dagli oggetti per il travisamento al ciclomotore. Intanto, le indagini da parte degli agenti continuano. C’è il sospetto che il rapinatore abbia potuto commettere altri reati nell’ultimo mese, dato che si sono verificate rapine analoghe sia nella città di Monza sia nella periferia. Un episodio che fa riflettere sul fallimento del reinserimento dei detenuti nella vita sociale e lavorativa.

Al rapinatore seriale la pena non è servita per la rieducazione della persona, dunque un fallimento per il carcere italiano.

Sovraffollamento: i numeri

Il problema più grande presente nelle carceri italiane è il sovraffollamento dei detenuti. Fatto che rende difficile un buon lavoro per l’inserimento dei detenuti nella società una volta aver scontato la pena. La Ministra della giustizia Cartabia in merito al sovraffollamento dei detenuti, ha specificato che su 50.832 posti regolamentari, di cui 47.418 effettivi, i detenuti sono 54.329. Una percentuale di sovraffollamento che arriva al 114%.

La Ministra è intervenuta al Senato lo scorso gennaio e oltre ad aver esplicitato i dati, ha affermato che «il primo e più grave tra tutti i problemi continua ad essere il sovraffollamento». Un problema che va ad incidere sulla sicurezza dei detenuti stessi, oltre che, ovviamente, alla sicurezza della polizia penitenziaria. Inoltre, l’eccessivo numero di detenuti negli spazi modesti a disposizione nelle strutture rende difficile il percorso di recupero che è essenziale per coloro che si trovano a dover scontare la pena. La ministra della Giustizia ha anche parlato di ambienti degradati.

A tal proposito la Ministra afferma: «di sicuro non aiuta i detenuti nel delicato percorso di risocializzazione e di certo rende più gravoso il già impegnativo lavoro di chi ogni mattina varca i cancelli del carcere per svolgere il suo lavoro». C’è sicuramente bisogno di investire di più per migliorare le condizioni nelle carceri. Soltanto dopo aver risolto il problema del sovraffollamento si potrà agire con programmi di rieducazione più mirati per i detenuti.

L’arresto di Monza rappresenta un caso di un problema molto più ampio.

Il cinquantenne dopo aver scontato una lunga pena ha deciso di commettere nuovamente un reato. In questo caso il programma di reinserimento e rieducazione del detenuto si è dimostrato fallimentare.

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