Femminicidio: sono quasi 100 donne uccise nel 2022

Anastasia Borra
6 Min di lettura

La metà delle vittime perdono la vita sotto la mano del partner. Aumentano anche le violenze sessuali

All’alba del 25 novembre, Giornata internazionale contro la Violenza sulle donne, la violenza di genere in Italia è ancora un assurdo e inquietante problema. A rendere chiara la situazione è la Direzione centrale della polizia criminale del Dipartimento di Pubblica sicurezza, che nel report “Il pregiudizio e la violenza contro le donne” mostra come la “cultura del femminicidio” sia ancora tristemente all’ordine del giorno. 

Secondo le stime, presentate oggi in Campidoglio alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, da inizio anno sono 95 le donne che hanno perso la vita in un omicidio violento. La  metà di esse – sono 48 – perdono la vita sotto la mano del proprio compagno o dall’ex.

Altre 33 donne sono vittima di omicidi commessi nel contesto familiare-affettivo, ma non dal partner. Il numero è destinato a crescere nell’ultimo mese dell’anno, portando la stima ancora più in alto. 

Il termine “femminicidio” è riferito solamente alla quantità di atti violenti perpetrati su una donna da un uomo, con motivazioni legate a disparità di genere. La stima presentata al Campidoglio non fa che confermare uno scenario ancora troppo persistente. 

Legge Codice rosso: un bilancio

La presentazione del report è stata anche un’occasione di discussione sugli effetti della legge Codice rosso, in vigore dall’agosto 2019, che prevede l’introduzione di una corsia veloce e preferenziale per i reati commessi contro donne e minori. Anche qui, le cifre mostrano casistiche molto ampie

Il reato maggiormente commesso, in tre anni di applicazione della legge, è la violazione del divieto di avvicinamento sui luoghi frequentati dalla persona offesa: fino al 30 settembre 2022 sono state circa 6.499 le infrazioni. A seguire vi è il revenge porn – la circolazione di foto o video intimi della vittima, usati talvolta anche come ricatto – di cui sono 3.496 i delitti commessi, il 72% ai danni delle donne. 

Se nel caso del primo reato si segnala un aumento del 12% rispetto al 2021, con un’incidenza massima di violazioni in Sicilia e Valle d’Aosta, il revenge porn vede una contrazione di circa il 20%. Attenzione al numero in crescita anche di violenze e stupri sessuali, con un +9% sul 2021, e sull’assurda ma ancora presente pratica della costrizione al matrimonio, in calo rispetto allo scorso anno ma che registra ben 9 casi

Il report sottolinea come il 92% delle donne è stata vittima di violenze sessuali o molestie da parte di uomini. L’87% delle vittime è italiana e il 65% appartengono a nazionalità straniere varie. 

Piantedosi cerca di fare di più, ma la cultura è il problema

Alla presentazione del rapporto “Il pregiudizio e la violenza contro le donne” è presente anche Matteo Piantedosi, neoministro dell’Interno, che commenta il bilancio ribadendo l’impegno dello Stato nella tutela delle vittime. “C’è costante attenzione a un fenomeno gravissimo che deve suscitare sinergie tra i livelli istituzionali per rafforzare prevenzione e contrasto”, dice il capo del Viminale. 

I numeri presentati sono l’esempio della logica della sopraffazione e di atteggiamenti misogini e discriminatori e ora la sfida è quella di “proteggere le vittime, che devono essere aiutate nel difficile percorso della denuncia, evitando una vittimizzazione secondaria”, continua Piantedosi. 

Ma come si fa a sradicale un male che cresce in noi fin dai primissimi attimi della nostra vita? Come si elimina la logica violenta e contorta che affligge sia uomini che donne? 

Stereotipi ancora troppo di moda – gli uomini sono più ambiziosi nel lavoro, le donne sono più adatte alla vita domestica – che si insinuano lentamente sotto ogni nostro giudizio. La cultura dello stupro e della violenza, perchè proprio di “cultura” in senso lato si parla, è solo la foce di un fiume in piena che percorre ampi tragitti prima di riversarsi in mare. 

Non serve andare lontano, basta prendere una qualsiasi foto di una donna famosa pubblicata sui social per trovare commenti ed esternazioni fuori luogo. E ciò che è pubblico per i personaggi famosi, per le persone “normali” non può che consumarsi nel privato, a volte senza nemmeno la possibilità di replica che i media come Facebook o Instagram permettono. 

E se, come il Centro donne contro la violenza di Aosta sottolinea nelle sue stime, è possibile che una violenza sessuale possa essere provocata dalla vittima secondo il 23,9% degli intervistati così come le accuse di violenza e stupro spesso possono essere false per oltre il 10% del campionario, come può una donna trovare il coraggio di rivolgersi allo Stato sapendo di rischiare di non essere tutelata?

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