Sette anni fa l’attentato al Bataclan: furono 90 i morti

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La notte fra il 13 e il 14 novembre, Parigi fu sconvolta da una serie di attacchi terroristici di matrice jihadista. Nel celebre locale notturno perse la vita anche l’italiana Valeria Solesin

Sono passati sette anni dalla notte che sconvolse Parigi, la Francia e l’Europa intera. La sera del 13 novembre 2015, infatti, una serie di attacchi terroristici di matrice jihadista colpirono simultaneamente varie zone della città, strappando la vita a 130 persone. 

Tutto ebbe inizio poco dopo le 21, quando fuori dallo Stade de France, nel corso di una partita amichevole tra Francia e Germania, due attentatori suicidi si fecero esplodere all’esterno della struttura. Gli echi delle detonazioni furono ben percepiti dal pubblico e dai giocatori in campo che, sgomenti, proseguirono il match fino a nuove disposizioni.  

Persero la vita una guardia giurata e i due attentatori. Il colpo all’impianto sportivo poteva, tuttavia, assumere dimensioni maggiori se gli jihadisti fossero riusciti nel loro intento originale: entrare all’interno dello stadio e far partire la deflagrazione sugli spalti, sui quali erano presenti circa 80mila spettatori, fra cui anche il presidente della Repubblica francese, Françoise Hollande. 

Mentre lo State de France e tutto il distretto parigino di Saint Denis viveva attimi di terrore, l’onda jihadista si sparge in altri luoghi del centro città. Diversi ristoranti sono presi d’assalto fra il decimo e l’undicesimo arrondissement di Parigi, aprendo il fuoco contro gli ospiti: è un venerdì sera e i locali sono pieni di prenotazioni. 

Il Bataclan: l’attacco che sconvolse tutti

La furia del comando jihadista proseguì all’interno del Bataclan, famoso locale di musica e concerti dell’underground parigino. Quella sera in programma c’era il concerto della nota band americana Eagles of Death Metal, si prevede una gran folla. 

Un gruppo di tre terroristi entrarono nel locale e aprirono il fuoco sulla folla, uccidendo ben 90 persone. È il numero più alto di vite strappate quella notte, incastrate fra le quattro pareti del locale, da cui fu difficile trovare una via di fuga. 

Fra loro anche l’italiana Valeria Solesin, ricercatrice residente a Parigi. La notte di terrore sembra chiudersi attorno all’1.40 del 14 novembre, quando dopo l’irruzione della polizia nel Bataclan e la morte dei tre attentatori neutralizzati dalle forze dell’ordine, l’edificio viene dichiarato sicuro. 

Salah Abdeslam è l’unico fuggiasco

Gli attacchi del 13 novembre furono compiuti simultaneamente da una squadra di terroristi jihadisti. Lo stesso Stato islamico nei giorni seguenti rivendicò le azioni come una vendetta su Parigi per aver insultato il Profeta – pochi mesi prima, il 7 gennaio 2015, l’altro grande attentato nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo – e per aver compiuto degli attacchi aerei in Iraq e Siria. 

Degli attentatori, l’unico rimasto in vita fu Salah Abdeslam, scappato a bordo di una Seat Léon nera verso il Belgio. La sua latitanza finisce il 18 marzo 2016, a Molenbeek, dove aveva trovato rifiugio insieme ad altri quattro terroristi islamici e dove ormai viveva da più di quattro mesi. 

Abdeslam è estradato in Francia, dove ha affrontato poi il processo giudiziario per gli attacchi del 13 novembre. L’uomo, anche di fronte alla giuria, non ha mai ammesso la sua totale colpevolezza: “Non sono un assassino. Se mi condannerete, commetterete un’ingiustizia”, ha affermato più volte durante le sedute. 

Il sostegno allo Stato islamico non è mai mancato, ma come attenuante a suo carico il terrorista di origine belghe ha sostenuto che prima di fuggire avrebbe desistito dal far esplodere altri colpi. Il 29 giugno 2022, Salah Abdeslam, l’unico e ultimo terrorista della notte più buia di Parigi, è stato condannato all’ergastolo senza alcuna possibilità di commutare la sua pena.  

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