Aiuto a Kiev e nuovo tetto ai contanti: fiducia in Senato 

Rob. Spar.
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La premier Meloni ottiene il sì anche da Palazzo Madama: “Il tema dell’energia resta una delle nostre priorità” 

Il tema dell’energia, gli aiuti a Kiev nella guerra e l’innalzamento del tetto ai contanti. Questi i temi principali toccati da Giorgia Meloni nel suo intervento in Senato, dove è arrivata, nella serata di mercoledì, la fiducia, dopo quella ottenuta alla Camera. In tutto 115 voti favorevoli, 79 contrari  e 5 astenuti: nessuna sorpresa quindi. 

“È stato detto da alcuni – ha spiegato la presidente – che gli italiani si aspettavano da me risposte concrete. Non sono d’accordo, io ritengo che senza una visione anche le risposte concrete che si danno rischiano di non essere efficaci. A maggior ragione quando hai risorse limitate devi scegliere una strada. Quindi ho fatto la scelta di disegnare l’Italia che vorremmo costruire, dove vorremmo andare, per poi far calare da quella visione i provvedimenti necessari ad ottenerla. Italia che vive uno dei momenti più complicati della sua storia”. 

In attesa di risposte concrete da Bruxelles sul price cap, l’esigenza al momento, secondo Meloni, è valutare la separazione tra il costo del gas e quello delle altre fonti energetiche. “Noi siamo pronti, se anche qui non sarà l’Europa a dare delle risposte, a lavorare ad un disaccoppiamento crescente: bisogna lavorare con molta puntualità e interventi ben calibrati per aiutare nell’immediato le imprese e le famiglie, recuperando le risorse nelle pieghe del bilancio, ma principalmente dagli extraprofitti, con una norma che io credo vada riscritta, e dall’extragettito che lo Stato ricava dall’aumento dei costi dell’energia”. 

Sull’Ucraina, Meloni ricorda che “è una guerra di aggressione che noi non possiamo accettare, e l’unica possibilità di favorire un negoziato nei conflitti è che ci sia un equilibrio tra le forze in campo. Se uno dei due vince non serve alcun negoziato, a meno che non mi si voglia dire che la pace si ottiene con la resa dell’Ucraina, e questo non me lo potete chiedere”. 

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