Crosetto alla Difesa: il “gigante buono della destra”

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“Ex tante cose” e fondatore di Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni nel 2012. Un incidente di percorso: la laurea in Economia e commercio annotata nel 2013 sul sito della Camera e in realtà mai conseguita

Guido Crosetto, piemontese, classe 1963, e “Ex tante cose” come scrive nella bio di Twitter, dove lo seguono in 229mila. Soprannominato il “gigante buono della destra”, o “Shrek azzurro” per via della stazza e il metro e novanta abbondante, è da sempre fedelissimo di Giorgia Meloni, con cui dieci anni fa ha fondato Fratelli d’Italia. Appena nominato al Quirinale, promette: “Mi sono già dimesso da amministratore e liquiderò ogni mia società. Rinuncio al 90% del mio attuale reddito”. Infatti, tre giorni dopo le elezioni, si era già sbarazzato di una società di consulenza che aveva messo su con moglie e figlio, proprio per “evitare illazioni”. Durante le folli  settimane del toto-ministri, è stato accostato a più caselle. Alla fine Crosetto si occuperà della Difesa.

La carriera politica iniziata nella Dc

Esordisce in politica sotto il segno della Democrazia cristiana. Il debutto in  Parlamento  avviene nel 2001 con la lista di Forza Italia. Rieletto nel 2006, due anni dopo passa al Popolo delle libertà. E nel quarto governo Berlusconi viene nominato sottosegretario di Stato al Ministero della Difesa. Nel 2012, in conflitto con il governo Monti e con altre parti del centrodestra, lascia il Popolo della libertà e, il 20 dicembre, fonda Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. Nel 2013, nonostante la coalizione con Lega e Forza Italia, FdI non supera la soglia di sbarramento. L’anno successivo lascia il mondo politico per dedicarsi a quello industriale, andando a guidare l’AIAD di Confindustria (la federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza). Dal 2020 è anche presidente del cda di Orizzonte sistemi navali, società controllata da Fincantieri (51%) e Leonardo (49%). Crosetto torna in politica con il ruolo di coordinatore di Fratelli d’Italia nel 2017, e nel 2018 rientra in Parlamento. Pochi mesi dopo presenta le dimissioni, perché l’incarico di deputato non è compatibile con quello di presidente dell’Aiad, ma la Camera le respinge. Saranno accettate, con una nuova votazione, solo nel marzo 2019. Un incidente di percorso: la laurea in Economia e commercio annotata nel 2013 sul sito della Camera e in realtà mai conseguita. “Ho raccontato una piccola, innocente bugia”, si giustificò.

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