La storia di via della Scrofa, sede della destra italiana

Roberta Pacetti
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Una via storica che rappresenta la storia della destra italiana. L’unico quartiere generale di un partito che ha superato sano e salvo il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica. Oggi, al secondo piano, la stanza della Meloni dove Almirante aveva i suoi uffici

Il fatto che la “pace fatta” tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni sia avvenuta proprio in via della Scrofa ha un rilevante significato. Il palazzo al civico 39 di questa via lunga e stretta nel cuore del Campo Marzio, infatti, detiene un record: è l’unica sede di un partito che è riuscito a sopravvivere al passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, mentre le altre forze politiche, travolte dall’onda di Tangentopoli o ridimensionate nelle loro capacità economiche, abbandonarono la scena o traslocarono in sedi più economiche di quelle che gli italiani si erano abituati a sentire nominare per quasi tutto il Dopoguerra.

La storia di via della Scrofa

Una via storica che rappresenta la storia della destra italiana; proprio come furono Botteghe oscure per il Partito comunista, piazza del Gesù per la Democrazia cristiana e via del Corso per il Partito socialista. Poi c’è stata l’irruzione del Cavaliere sulla scena politica, che ha saputo dare a Forza Italia una connotazione geografica differente: da Palazzo Grazioli nel centro di Roma a villa Grande, sull’Appia Antica, da villa Certosa, in Sardegna, ad Arcore, in Brianza. Arriva poi via Bellerio per la Lega o le nuove sedi della sinistra, con la parentesi veltroniana del loft, prima della definitiva affermazione del Nazareno.

Ma l’ampia sede scelta da Giorgio Almirante, che ne ospitò anche la camera ardente, ha resistito, grazie a un importante fattore: quando terminò la parabola storica del Msi con la svolta di Fiuggi, il nuovo partito di Gianfranco Fini emigrò, ma a via della Scrofa restò la redazione della storica testata del partito, il “Secolo d’Italia”, mentre la proprietà delle mura diventò della fondazione Alleanza Nazionale.

Fu proprio in onore di questa storia e al potere evocativo della sede della destra italiana che Meloni e gli altri fondatori di Fratelli d’Italia decisero di “tornare a casa”: la stanza della leader di FdI è al secondo piano, dove aveva i suoi uffici, raccontano i decani del giornalismo politico nazionale, proprio Almirante. 

E così, negli ultimi anni, via della Scrofa era tornata ad essere viva, a ospitare sia le iniziative politiche – numerose conferenze stampa – che le riunioni degli organismi di un partito della destra. Ciò che non era forse prevedibile, è che per la prima volta nella sua storia, via della Scrofa non si limitasse ad essere quartier generale di una forza politica, ma a entrare a pieno diritto nei luoghi del potere. Un potere a cui oggi, Silvio Berlusconi, recandosi da Villa Grande al centro di Roma, ha fornito un palese segno di riconoscimento. 

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