Il 70% del suolo è in cattive condizioni: la strategia dell’Europa

Sara Rossi
8 Min di lettura

I contributi per la strategia proposta dalla Commissione Europea potranno essere inoltrati fino al 24 ottobre 2022. Obiettivo: condizioni sane di tutti i terreni entro il 2050

Nel novembre 2021 la Commissione Europea ha adottato la strategia sul suolo, che fissa l’obiettivo di avere tutti i terreni in condizioni sane entro il 2050. Dal momento che la gestione e il ripristino sostenibile del suolo richiedono il coinvolgimento di diversi attori economici e sociali, pertanto, la Commissione Europea ha invitato tutte le parti interessate (agricoltori, silvicoltori, pianificatori del territorio, industria, fino ai governi nazionali e alle autorità locali, alle ONG e singoli cittadini) a condividere la propria opinione su questa iniziativa tramite una consultazione online che è stata aperta il 2 agosto e verrà chiusa il 24 ottobre 2022.

L’obiettivo del programma

Secondo la Comunicazione della Commissione “Strategia dell’UE per il suolo del 2030- Suoli sani a vantaggio delle persone, degli alimenti, della natura e del clima”: “Pochi sanno che il nostro futuro dipende dallo strato sottile che si estende sotto i nostri piedi. Il suolo e la moltitudine di esseri viventi che in esso vivono sono in grado di fornirci cibo, biomassa, fibre e materie prime, oltre a regolare i cicli dell’acqua, del carbonio e dei nutrienti che rendono possibile la vita sulla terra”.

Secondo le stime però tra il 60% e il 70% dei suoli nell’Unione versano in cattive condizioni per erosione, compattazione, riduzione della materia organica, inquinamento, perdita di biodiversità, salinizzazione e impermeabilizzazione. Occorre quindi proteggere i suoli, accertandosi che abbiano lo stesso livello di tutela nell’UE previsto per l’acqua, l’ambiente marino e l’aria: per molti una delle principali causa dello stato di degrado in cui versano i suoli europei è da attribuire alla mancanza di una normativa specifica a livello europeo.

La nuova strategia dell’UE per il suolo per il 2030 contiene un quadro strategico e misure concrete per proteggere, ripristinare e utilizzare i suoli in modo sostenibile, alcune da raggiungere entro il 2030 (medio termine), altre previste per il 2050 (lungo termine). La strategia risulta strettamente collegata alle politiche europee che scaturiscono dal Green Deal europeo, nello specifico: la strategia sulla biodiversità per il 2030 e la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici.

Per raggiungere l’obiettivo prefisso sarà necessario fare cambiamenti molto profondi. Un suolo sano, secondo la Commissione, è un terreno che presenta buone condizioni chimiche, biologiche e fisiche in grado di fornire i seguenti servizi ecosistemici: produzione di alimenti e biomassa; assorbimento, conservazione e filtraggio dell’acqua e trasformazione i nutrienti e le sostanze in modo da proteggere i corpi idrici sotterranei; preparazione per la biodiversità e funzione da serbatoio di carbonio.

Un suolo sano deve inoltre essere: fonte di materie prime, rappresentare un archivio del patrimonio geologico, geomorfologico ed archeologico, essere habitat e fornire servizi culturali per le persone e le loro attività.

La strategia e le ricadute sulla popolazione

Per quanto riguarda gli obiettivi a lungo termine, la strategia dell’UE per il suolo si propone di garantire, entro il 2050, che tutti gli ecosistemi dei suoli dell’UE siano sani e più resilienti e possano continuare a offrire i loro servizi fondamentali. Stop alla edificazione più su nuove aree e che l’inquinamento del suolo venga ridotto a livelli non dannosi per la salute delle persone o per gli ecosistemi; la protezione dei suoli, la loro gestione sostenibile e il ripristino dei suoli degradati devono inoltre diventare uno standard comune.

Per quanto riguarda invece le azioni, la strategia ne comprende molte, tra le quali: formulare una proposta legislativa dedicata entro il 2023, così da ottenere buoni risultati entro il 2050; far sì che la gestione sostenibile del suolo diventi lo standard, proponendo ai proprietari terrieri un programma gratuito di analisi del suolo, promuovendo la gestione sostenibile del suolo e condividendo le buone pratiche; considerare l’ipotesi di proporre obiettivi giuridicamente vincolanti per limitare il prosciugamento delle zone umide e dei suoli organici e per ripristinare le torbiere gestite e prosciugate, in modo da ridurre i cambiamenti climatici e adattarvisi; studiare i flussi di terreni scavati e valutare la necessità e il potenziale di un “passaporto del suolo” per promuovere l’economia circolare e migliorare il riutilizzo del suolo pulito; ripristinare i suoli degradati e bonificare i siti contaminati; prevenire la desertificazione sviluppando una metodologia comune per valutare la desertificazione e il degrado del suolo e incrementare le ricerche, i dati e il monitoraggio del suolo.

La Commissione stima che arrestare e invertire l’attuale tendenza al degrado dei suoli potrebbe generare fino a milleduecento miliardi di euro di benefici economici; non farlo, oltre a provocare l’infertilità del suolo e l’insicurezza alimentare, ne supererebbe il costo di almeno di sei volte.

A cosa serve un suolo sano?

I suoli sani sono necessari per diversi motivi, come: Raggiungere la neutralità climatica: il suolo è il più grande deposito di carbonio del Pianeta. Questa caratteristica, insieme alla capacità di assorbire acqua, riduce il rischio di allagamenti e siccità e rende il suolo un importante alleato nella lotta per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici; Realizzare un’economia pulita e circolare, dal momento che è “la macchina per il riciclo” più grande del Pianeta: ricicla acqua, carbonio e nutrienti e filtra molti agenti inquinanti. Poiché il suolo si forma lentamente, è necessario farne un uso prudente e riutilizzare, se possibile, la terra da scavo; se presenti inquinanti, si può pensare di riciclarla e destinarla ad altre forme di recupero, mentre il conferimento in discarica dovrebbe rappresentare l’estrema ratio; Garantire la biodiversità del suolo: sotto i nostri piedi, una comunità di micro-organismi lavora per sostenere la vita sulla Terra e contribuire alla salute umana. Si pensi al ruolo della penicillina o al fatto che molti micro-organismi del suolo sono in grado di contrastare l’inquinamento, tramite bio-risanamento; Fermare la desertificazione e il degrado dei terreni, in maniera tale da invertire il processo di perdita di biodiversità, minacciata dai cambiamenti d’uso dei suoli, dall’eccessivo sfruttamento, dall’inquinamento, dai cambiamenti climatici e dalle specie esotiche invasive.

Salvaguardare la salute umana attraverso la stretta connessione tra sanità di suolo e cibo: i terreni sani sono alla base del 95% del cibo che mangiamo, ospitano oltre il 25% della biodiversità mondiale e sono la più grande riserva di carbonio terrestre del Pianeta.

© Riproduzione riservata

Condividi questo Articolo