Il fallimento del Partito Democratico: solo colpa di Letta?

Mariavittoria Morelli
4 Min di lettura

Il flop dei Dem dovrebbe condurre ad una riflessione profonda gli elettori e la leadership di centrosinistra

Dobbiamo ridefinire la missione del Pd. Negli ultimi anni ci siamo dedicati solo a fare alleanze. Questo significa delegare la propria identità agli altri”. Matteo Orfini, esponente del PD romano, si esprime ai microfoni della trasmissione L’Italia s’è desta – condotta da Gianluca Fabi e Emanuela Valente – sui risultati elettorali del suo partito.

È chiaro ai più che l’esito di questa tornata elettorale sia stato devastante per il Partito Democratico: dovrà essere Enrico Letta ad assumersi la responsabilità di questo fallimento, almeno in parte.  Il fatto di essersi lasciato scivolare tra le mani l’accordo con il leader di Azione Carlo Calenda e l’aver chiuso la porta a un dialogo costruttivo con il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte ha portato a un’amara sconfitta, purtroppo annunciata. Ma il tracollo di una delle principali forze politiche di centrosinistra non può essere attribuito soltanto alle scelte dell’ex presidente del consiglio. Negli ultimi anni il PD – inconsapevole e incapace di comprendere la radice del malessere diffuso tra le fasce di popolazione più in difficoltà – non è stato in grado di definirsi, di darsi un’identità, di distanziarsi da una cultura e una retorica di stampo neoliberista. Il risultato è stato quello di lasciare indietro le lotte per i diritti e per le ingiustizie sociali. La sinistra si è ripiegata – secondo un modello tutto occidentale – sul tema dei diritti civili, diventando semplicemente ciò che tutela dall’ “oscurantismo”. I risultati elettorali di oggi dimostrano che i bisogni delle persone sono molto più profondi e non è un caso che il partito con la più larga percentuale di preferenze sia quello guidato da Giorgia Meloni. FdI – unico partito d’opposizione durante l’ultimo governo Draghi – ha saputo cavalcare l’onda di insoddisfazione e scontento generale alimentata, nei tempi più recenti, dalla crisi economica, energetica e sociale.

Fare alleanze di “emergenza” e appoggiare qualsiasi governo non ha senz’altro favorito il PD. “Le alleanze si dovrebbero fare in base alla propria identità. […] Dobbiamo recuperare l’idea originaria del Pd, qualcosa che rifondi la funzione del Pd e forse anche la sua forma organizzativa” dichiara Matteo Orfini ai microfoni di Radio Cusano Campus – “dovremmo tornare ad essere un partito che sa cosa vuole, che ha l’ambizione di governare il Paese vincendo le elezioni, che quando serve sappia fare l’opposizione, ma soprattutto che sia in grado di generare un po’ di entusiasmo”.

È arrivato il momento per il PD di confrontarsi realmente con il sentimento popolare, di tornare a rifare politica ammettendo i propri errori in modo onesto e sincero. Non sarà certo un cambio di nomenclatura a ripristinare i valori di un partito che si definisce di sinistra, “se andiamo avanti a due candidature al giorno, fra poco avremo più candidati che elettori” ammette Orfini. La destituzione di Letta può essere un inizio ma per risollevarsi è fondamentale porre le basi per un’arte di governo tutta nuova.

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