Di Maio contro la riforma sulle regioni: «Serve Resistenza politica»  

A.B.
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Il ministro degli Esteri boccia l’idea di Salvini di garantire più autonomia alle regioni italiane: «Accentua le disuguaglianze territoriali»

Il ministro degli Esteri e leader di Impegno CivicoLuigi Di Maioboccia seduta stante la proposta sul regionalismo di Matteo Salvini. L’ex pentastellato, intervenuto al forum nella redazione napoletana di “Repubblica”, è convinto che una tale mossa potrebbe accentuare le disuguaglianze che già tagliano il Nord e il Sud in realtà diverse.

Per Di Maio questa riforma è il gettone di scambio che Salvini chiederà a Meloni in cambio della poltrona da premier. Il disegno presentato poi sarà simile a quello della secessione: centralismo governativo da un lato, ma più soldi e più potere alle regioni già ricche

«Mi auguro che non accada mai ma se davvero Salvini e Meloni andassero al governo si opereranno tagli di risorse al Mezzogiorno – commenta il ministro degli Esteri – Dovremo fare le barricate, già vedo segnali inquietanti. Serve una mobilitazione intellettuale e politica». 

Il reddito e il caro bollette

Memore del suo tempo nel Movimento 5 Stelle, Di Maio continua la sua battaglia per il reddito di cittadinanza. Secondo il giudizio del leader di Impegno Civico, tagliare la riforma sarebbe una follia: «Tanti nei rioni mi dicono grazie: va migliorato, non abolito». 

Anche il caro bollette spaventa il ministro degli Esteri, che riporta i timori dei commercianti. A tal proposito, Di Maio auspica che dopo il voto ci possa essere immediatamente un decreto che fermi l’impennata dei costi per i consumi di energia.

Contro Conte e Salvini

Di Maio guarda al passato e ai suoi compagni di viaggio nel Movimento 5 Stelle, Roberto Fico e Alessandro Di Battista. Diversi sì, ma con il tratto in comune che «Conte ci ha fatto fuori in un modo o nell’altro, tutti e tre». 

Il ministro degli Esteri sente di essere maturato molto nel decennio passato con i grillini, tenendo unita la comunità grillina e di portare al governo la forza politica. Poi dice: «Non ho mai creduto che il dna del Movimento fosse stare all’opposizione». 

Infine dà un ultimo attacco a Salvini, colpevole di non aver ancora chiaro il rapporto che intercorre fra Lega e Putin, dopo lo scandalo dei finanziamenti russi ai partiti di destra di tutto il mondo. Dopo le parole del leader del Carroccio in cui sosteneva di non stimare più come una volta il capo del Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina, Di Maio ribatte: «Salvini non ha cambiato idea, l’accordo fra Lega e il partito di Putin c’è ancora». 

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