In Italia 95,4 milioni le persone a rischio povertà o esclusione sociale, più di una persona su quattro. A livello europeo il quadro non migliora.
L’Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Unione europea, fotografa una situazione in progressivo peggioramento: se nel 2020 a sfiorare la soglia della povertà era il 24,9% della popolazione, secondo gli ultimi dati c’è stato un aumento dello 0,3% solo nel 2021.
Eurostat considera tra i fattori di rischio i redditi che nonostante gli aiuti sociali si collocano al di sotto della soglia di povertà – nel 2021, in Italia, stimata 10.383 euro annui per individuo singolo –; la mancanza forzata di elementi necessari e desiderabili per condurre una vita adeguata: poter far fronte a spese impreviste o a pagamenti arretrati come mutui, affitti e bollette, potersi permettere una settimana di vacanza lontano da casa oppure un pasto di carne o pesce ogni due giorni, o ancora aver accesso a un’auto e a internet. Terzo fattore di rischio è la residenza in una famiglia con intensità di lavoro molto bassa, con un indicatore che tiene conto dei mesi lavorati di tutti i componenti in età lavorativa.
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Tra i singoli Stati europei, tassi peggiori rispetto all’Italia si registrano in Romania (34%), Bulgaria (32%), Grecia e Spagna (entrambe al 28%). A livelli decisamente migliori Cechia (11%), Slovenia (13%) e Finlandia (14%). Anche la Germania passa dal 20,4% di persone a rischio di povertà o esclusione sociale del 2020 al 20,7% del 2021.
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