L’università di Harvard ha avvito un’azione legale contro l’amministrazione del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, accusandola di utilizzare il congelamento di oltre 3 miliardi di dollari di fondi federali come strumento per ottenere il controllo del processo decisionale accademico. La causa, presentata presso un tribunale federale del Massachusetts, punta a bloccare il congelamento e i tagli dei finanziamenti federali destinati all’università.
Secondo quanto riportato dal New York Times la decisione di Harvard arriva dopo settimane di crescenti pressioni. Il presidente e i suoi funzionari hanno giustificato queste misure come parte di un’azione contro il presunto antisemitismo nei campus.
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A essere al centro del mirino è la tolleranza dell’università nei confronti delle manifestazioni pro-palestina scoppiate negli ultimi tempi. Eppure Harvard sembra sostenere che la decisione di Trump sia uno “strumento per ottenere il controllo del processo decisionale accademico ad Harvard“.
Le dichiarazioni del rettore
Alan M. Garber, rettore dell’università privata di Boston, ha definito queste mosse come “illegali e oltre i limiti dell’autorità del governo federale“. L’obiettivo, secondo il rettore, sarebbe intimidire e controllare le istituzioni accademiche indipendenti. Oltre a Harvard, anche l’università della Columbia è finita nel mirino, con tagli già attuati ai finanziamenti e l’avvio delle indagini federali sulle loro attività.
La denuncia cita direttamente i funzionari chiave dell’amministrazione Trump, tra cui il segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr., la segretaria all’Istruzione Linda McMahon, l’amministratore facente funzioni della General Services Administration Stephen Ehikian, la procuratrice generale Pamela Bondi e altri dirigenti federali.
Le dichiarazioni di Trump
In un recente post su X, il presidente degli Stati Uniti ha attaccato duramente Harvard, definendola una “barzelletta” che, a suo dire, promuove “odio e stupidità” e non dovrebbe più ricevere finanziamenti pubblici. Secondo Trump, l’università non sarebbe più un luogo rispettabile per l’istruzione e non meriterebbe di figurare tra le migliori università o college a livello mondiale.
Il tycoon ha poi additato l’ateneo di aver “assunto quasi tutti idioti e cervelli woke della sinistra radicale, capaci solo di insegnare il fallimento agli studenti e ai cosiddetti futuri leader“. Tra le altre, il Presidente ha ricordato anche il caso della rettrice accusata di plagio, affermando che l’episodio avrebbe gettato discredito sull’istituzione davanti al Congresso degli Stati Uniti.
Le ritorsioni federali
Nonostante alcuni membri dell’amministrazioni abbiano sostenuto l’invio per errore della lettera incriminata, il rettore di Harvard afferma il contrario: oltre al congelamento dei finanziamenti federali, il governo ha preso in considerazione l’adozione di misure per congelare un ulteriore miliardo di dollari in sovvenzioni.
L’amministrazione trumpiana, inoltre, avrebbe esercitato pressioni politiche e ideologiche sull’università avanzando richieste che includono la riforma dei vertici universitari, modifiche alle politiche di ammissione e la sorveglianza dei club studenteschi, oltre a un audit ideologico sui programmi di diversità, equità e inclusione.
Tra le condizioni imposte figurava anche la nomina di un supervisore esterno incaricato di garantire il pluralismo di vedute nei dipartimenti accademici, una misura interpretata dall’ateneo come un tentativo di subordinare l’autonomia accademica a direttive governative.
Inoltre sembra siano state avviate numerose indagini sulle attività condotte da Harvard, mentre il tycoon avrebbe minacciato la partecipazione degli studenti internazionali e annunciato di star prendendo in considerazione la revoca dello status di esenzione fiscale dell’università.
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