La Pasqua a tavola: il rincaro mette a dura prova le tradizioni italiane

Di fronte alla crescita dei prezzi dei beni principali, molte famiglie italiane a Pasqua si trovano a dover conciliare tradizione e sostenibilità economica

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Le tavole imbandite per il pranzo pasquale quest’anno peseranno sensibilmente di più sul portafoglio delle famiglie italiane. Mentre l’81% degli italiani si prepara a mantenere viva la tradizione del pranzo casalingo, i dati economici rivelano un preoccupante aumento dei costi che sta costringendo molti a rivedere le proprie abitudini di spesa.

Pranzo di Pasqua: una media di 82 euro a famiglia

Secondo le ultime rilevazioni, la spesa media per il pranzo pasquale raggiungerà quest’anno gli 82 euro a famiglia, con un incremento del 9% rispetto ai 75 euro del 2024. Questo significativo rincaro trova spiegazione in una serie di fattori concatenati. L’aumento dei costi delle materie prime, stimato dall’ISMEA attorno all’8% su base annua, si è sommato all’effetto dei nuovi dazi doganali su alcuni prodotti di importazione, in particolare zucchero e olio extravergine d’oliva, che hanno visto i loro prezzi schizzare rispettivamente del 15% e 18%.

I prodotti simbolo della Pasqua registrano aumenti significativi. Le uova di cioccolato, must delle festività, costano oggi il 12% in più rispetto allo scorso anno, mentre la carne d’agnello, protagonista indiscussa dei pranzi pasquali, ha subito un rincaro del 7%. Anche i formaggi stagionati e i vini DOC, elementi irrinunciabili del menù festivo, hanno visto i loro prezzi salire rispettivamente del 5% e 6%.

Il divario tra nord e sud

La situazione appare particolarmente critica al Sud Italia, dove l’aumento medio della spesa alimentare pasquale raggiunge l’11%, con punte del 13% per i prodotti lattiero-caseari. Le Camere di Commercio locali attribuiscono questo divario rispetto al Nord (+7%) e al Centro (+8%) alla combinazione di maggiori costi di trasporto e minore concorrenza tra punti vendita.

Di fronte a questa ondata di rincari, le famiglie italiane stanno adottando strategie diverse per conciliare tradizione e sostenibilità economica. Circa il 53% ha scelto di anticipare gli acquisti per sfruttare le promozioni, mentre quasi un terzo ha preferito ridurre le quantità acquistate. Una minoranza significativa (12%) ha optato per prodotti di fascia più economica, mentre solo il 7% ha deciso di mantenere invariato il proprio paniere nonostante i rincari.

Gli esperti di Confcommercio mettono in guardia: l’attuale inflazione alimentare potrebbe essere solo l’anticamera di un’estate con prezzi ancora più elevati. Il Centro Studi di Confesercenti prevede infatti un ulteriore aumento del 3-5% nei prossimi mesi, legato alla speculazione sulle materie prime agricole. In questo scenario preoccupante, una timida nota positiva arriva dal settore ortofrutticolo, dove i prezzi sono diminuiti del 3% grazie a condizioni climatiche favorevoli e raccolti particolarmente abbondanti. Un piccolo respiro per i consumatori, che però non basta a compensare gli aumenti registrati negli altri comparti alimentari.

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