“L’Occidente come lo conoscevamo non esiste più“. Ursula Von del Leyen arriva diretta al punto e non nega il complesso momento di cambiamento che sta travolgendo l’Europa. La globalizzazione come è stata intesa finora è divenuta anacronistica e il mondo attuale deve imparare a rispondere ai bisogni di un mercato che ormai si è espanso in direzioni non immaginate.
L’aumento delle tariffe sulle merci esportate negli Usa, la crisi climatica e quella dei settori produttivi in Occidente, spingono l’Ue a mettersi in discussione e a riflettere su nuovi percorsi, mai intrapresi prima. Così i leader dei Paesi membri della comunità europea si riorganizzano verso mercati finora non presi in considerazione, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dell’Unione dagli Stati Uniti.
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“La pandemia ci ha insegnato quanto fossimo dipendenti dalla Cina, la guerra in Ucraina ci ha mostrato la nostra vulnerabilità rispetto al gas russo“, ha messo in evidenza la presidente della Commissione, chiarendo come proprio queste nuove consapevolezze abbiano spinto l’Ue a cercare alternative, “cominciando a diversificare sistematicamente” con l’obiettivo di ridurre le dipendenze unilaterali dell’Unione europea.
Von der Leyen non nasconde che questo cambiamento è frutto soprattutto del cambio di rapporto con gli Usa, dovuto alla nascita di frizioni commerciali e divergenze strategiche. Secondo la leader dell’Ue, però, l’Unione avrebbe dalla sua parte un la certezze di “ciò che vogliamo e dei nostri obiettivi“. Partendo proprio da questa chiarezza di intenti, metterebbe l’Europa “in una posizione ideale per interagire con gli americani, perché sono pragmatici, aperti e capiscono bene il linguaggio chiaro“.
Von del Leyen: “La situazione con gli Stati Uniti va riequilibrata”
In questo senso, quindi, l’Ue starebbe lavorando ad un piano diviso in diverse parti, che puntano a raggiungere un compromesso che sia significativamente conveniente per entrambe le parti in gioco. Innanzitutto, ha confermato Von der Leyen, si procede con una negoziazione finalizzata ad una soluzione. In parallelo si continua a lavorare su contromisure che si concentrano sul commercio di beni e servizi, con opzioni che sono sul tavolo degli esperti europei.
In terzo luogo, si riflette sulla costruzione di relazioni con nuove realtà che possano portare ad una diversificazione del mercato, compresa la Cina. Su questo punto, comunque, Von der Leyen non nega il paradosso esistente: fino a pochi anni fa, l’Ue tentata di ridurre le dipendenze dalla produzione cinese, mentre ora si guarda proprio a questo mercato per compensare le incertezze provenienti dai commerci con gli Usa. In ultimo, ma non per importanza, la presidente sottolinea la necessità dell’eliminazione delle barriere del mercato unico, al fine di agevolare gli scambi commerciali del continente.
In ogni caso, la presidente non nega la volontà di mantenere stabili i rapporti con gli Usa, anche alla luce del rapporto decennali che li lega. “Sono una grande amica degli Stati Uniti d’America, una convinta atlantista“, ha confermato a Die Ziet, chiarendo però che le circostanze attuali spingono l’Ue a tutelarsi. Gli Stati Uniti, ad oggi, rappresentano l’13% del mercato globale, mentre il restante 87% è diviso sul resto del mondo, una percentuale piuttosto alta e complessa da sostituire.
Perciò, l’Ue deve lavorare duramente nei confronti dell’apertura del mercato, col proposito di creare una situazione in cui il mercato non si basi solamente sul rapporto con un’unica Nazione. La situazione, comunque, si presenta abbastanza complessa. Gli Usa sottolineano che il Vecchio Continente ha un surplus commerciale nei beni, mentre l’Ue rimarca che gli Usa presentano un surplus nei servizi digitali. “Si tratta di una situazione che va riequilibrata“, evidenzia Von der Leyen, chiarendo che gli Usa controllano l’80% di questo mercato, tanto da spingere gli Stati membri a non voler perdere l’accesso a questi servizi.
La presidente, comunque, non teme che i negoziati su questo aspetto possano mettere a repentaglio la questione della difesa comune, in quanto essa è gestita dall’articolo 5 della Nato. “Noi stiamo presentando chiaramente la nostra posizione, e gli americani fanno lo stesso“, ha spiegato minimizzando la questione e ricordando che “niente è concordato finché tutto non è concordato“.
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