Crosetto lancia allarme su risorse alla Difesa: “Il 2% del Pil è solo un inizio, serve accelerazione”

Il ministro della Difesa ha riconosciuto le mancanze del settore della Difesa italiano, sottolineando il bisogno di nuovi investimenti che siano però accompagnati anche da un cambio delle regolamentazioni. Sul piano della difesa europea, Crosetto invece sostiene l'unione dei singoli eserciti, con esercitazioni comuni e la creazione di centri di comando unici

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Al momento non abbiamo né risorse né scorte né investimenti per garantire la difesa dell’Italia nei prossimi anni“, lo ha ammesso il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in un’intervista a La Stampa, a cui ha cercato di spiegare il complesso quadro in cui si trova ad agire l’Italia sul piano militare. L’incertezza dovuta alle situazioni in Medio Oriente e in Ucraina, unita alle strategie di Trump e alle sue richieste all’Unione europea, di fatto hanno costruito un quadro sfaccettato e difficile da affrontare, soprattutto nel breve periodo.

Per quanto riguarda la situazione italiana, divisa tra i negoziati sui dazi Usa e le richieste di maggiori spese sulla difesa, Crosetto non sembra particolarmente turbato. Nelle prossime settimane, come annunciato dal vicepremier, Antonio Tajani, l’Italia annuncerà il raggiungimento del 2% del Pil sulle spese militari. “Questa soglia, ormai da tempo, non è più un punto di arrivo ma solo di partenza“, ha spiegato il ministro, chiarendo comunque che si tratti di un puro obiettivo economico che, per il suo ruolo, lo riguarda solo marginalmente. Il suo impegno, infatti, rimane quello di difendere il Paese, indipendentemente da ciò che accade.

In questo senso, quindi, Crosetto riconosce la necessità di “un’accelerazione” dal punto di vista degli investimenti delle difesa, accompagnato anche da un intervento di tipo normativo. “Forze armate efficienti devono avere un trattamento giuridico diverso rispetto al pubblico impiego“, ha sottolineato, facendo riferimento anche all’età del pensionamento. Il 5% richiesto da Trump, quindi, diventa un semplice status di una Nazione che chiede all’Ue di cercare di diminuire l’enorme distanza esistente negli impegni sulla difesa.

Crosetto: “5% del Pil sulla difesa per le nostre Nazioni è impensabile”

Razionalmente la richiesta non fa una piega, ma per il bilancio delle nostre Nazioni è impensabile“, ha sostenuto il ministro della Difesa. Al momento a pesare sulla casse dello Stato, però, non sarebbero tanto i dazi di Trump, quanto le richieste della stessa Unione europea. Le follie ideologiche di certa sinistra ambientalista hanno messo il sistema industriale europeo in ginocchio“, ha chiarito Crosetto in riferimento al Green Deal, aggiungendo che anche il piano di Ursula Von der Leyen per gli aiuti alle imprese e alla difesa sarebbe inattuabile.

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto

I termini temporali del progetto, che si sviluppa in 4 anni, sarebbero impensabili e a questo si aggiunge anche il problema del debito che verrebbe scaricato sui prossimi governi. Per il ministro serve unombrello europeo sul debito“, basato sul modello del Covid, che eviti che le spese attuali pesino sui bilanci nazionali. Incalzato sulle sue proposte, Crosetto ha chiarito la necessità di un’azione unica, che eviti che i singoli Paesi agiscano egoisticamente, ma tengano in considerazione anche i problemi degli altri.

Servirebbero garanzie comuni su debiti nazionali esclusi da qualunque incidenza su debito o deficit“, ha infatti sostenuto, indicando questa come l’unica strada possibile da seguire. Trattando poi di azione unica e concordata, Crosetto ha evitato di commentare il posizionamento di Meloni in vista della sua visita a Washington, evidenziando solo che il premier si muoverà “a 360 gradi“, ovvero secondo una logica sia bilaterale che multilaterale.

Crosetto: “Difesa comune europea potrebbe partire anche domani”

L’ultimo aspetto analizzato è quello della difesa comune europea, su cui Crosetto ha le idee piuttosto chiare. Secondo il ministro l’Europa dovrebbe semplicemente mettere insieme le forze armate di tutti i Paesi membri, “utilizzando la dottrina attuale” e senza dover effettuare cambiamenti di alcun tipo. Nel minor tempo possibile, quindi, si renderà necessario procedere con “esercitazioni comuni, centri di comando e di controllo unici nei quali le forze dei 27 Paesi operano come fossero di una sola Nazione“.

Anche per questo, quindi, le forze dei “Volenterosi“, ovvero le truppe di Paesi europei ed extra europei guidate da Francia e Gran Bretagna, non possono essere viste come il primo pilastro di questo movimento, in quanto questo potrebbe essere considerato solamente “un esercizio teorico di un possibile impegno in Ucraina“, mentre il pilastro europeo della Nato ha compiti e reali capacità.

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