Caos nel carcere di Cassino: 50 detenuti in rivolta devastano parte della struttura

Sovraffollamento sotto controllo, ma mancano 37 agenti penitenziari. La FNS CISL: "Sistema al collasso, servono interventi urgenti o si rischia il disastro"

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Sarebbe bastata una scintilla a far esplodere la tensione nel carcere di San Domenico di Cassino. Nella serata di ieri, il primo piano della Seconda sezione è stato devastato da una rivolta che ha richiesto l’intervento del Gruppo di Intervento Operativo (GIO), affiancato dalle squadre del Gruppo Intervento Rapido della Campania e dal Nucleo cittadino di Roma.

Nella notte, 50 detenuti sono stati trasferiti d’urgenza in altri istituti penitenziari. Ma non sarebbe la capienza a far paura, perché il nodo drammatico sarebbe la carenza di personale. Nonostante un sovraffollamento abbastanza contenuto, con solo 17 detenuti in più del previsto, è la mancanza di agenti a essere la vera emergenza.

Una crisi nazionale della polizia penitenziaria

Secondo quanto riportato da Massimo Costantino, Segretario Generale della FNS CISL Lazio, mancano all’appello 37 unità su un organico già ridotto, pari al 27,76% del personale previsto. Per questo il personale in servizio svolge turni più lunghi e subisce accorpamenti di mansioni.

La situazione di Cassino è solo la punta dell’iceberg. In tutto il Lazio, infatti, si presenta una crisi del sistema carcerario. A Frosinone ci sono 55 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare, mentre a Latina gli esuberi toccano quota 59. Le situazioni più gravi di sovraffollamento sono a Roma Regina Coeli, con 456 eccedenti, e Rebibbia che tocca i 391. Seguono Viterbo (+265) e Rieti (+200), come riporta Rai News.

Deve essere chiaro –  ha affermato Massimo Costantino – che negli istituti ci sono molti posti di servizio ma non vi è il numero necessario del personale per occuparli e questa situazione produce accorpamenti di posti e sovraccarico per l’esiguo personale in servizio che deve farsi carico anche di piantonamenti con orari in violazione all’accordo quadro nazionale“.

A peggiorare il quadro, ci sarebbero le condizioni strutturali e sanitarie interne al carcere. A Cassino i detenuti lamentano la mancanza di acqua calda, la scarsità di medicinali e l’assenza sistematica di medici e infermieri.

Questa situazione non è più sostenibile – afferma la FNS CISL Lazio – e mette a dura prova la tenuta non solo degli istituti ma dell’intero sistema penitenziario. La Polizia Penitenziaria è lasciata sola, a gestire situazioni esplosive con mezzi insufficienti e personale stremato”.

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