Abrego Garcia, deportato “per errore” a El Salvador, è vivo e al sicuro: chi è l’immigrato espulso dagli Usa

L'uomo, residente in Maryland con regolare visto da rifugiato, è stato deportato nonostante la Corte lo avesse espressamente vietato

4 Min di lettura

Alive and secure“, vivo e al sicuro: questo l’aggiornamento che un funzionario americano ha fornito sulle condizioni di Kilmar Abrego Garcia. L’uomo, cittadino salvadoregno residente nello Stato del Maryland, era stato deportato “per errore” dagli States in un carcere di massima sicurezza a El Salvador.

La notizia è arrivata pochi giorni dopo che la Corte suprema ha intimato all’amministrazione Trump di “facilitare” tanto la scarcerazione quanto il ritorno negli Stati Uniti dell’operaio ventinovenne: dopo la deportazione illegale, la famiglia si era opposta al provvedimento facendo appello alle autorità contro la disposizione del governo.

Il caso di Abrego Garcia

Un errore burocratico“. Dietro l’incubo vissuto dall’immigrato salvadoregno ci sarebbe stato un errore da parte del governo Usa, che ne ha ordinato l’arresto e l’espatrio nonostante avesse ottenuto un provvedimento che vietava la sua espulsione verso il Paese d’origine.

Kilmar Abrego Garcia abitava negli Stati Uniti da diversi anni con un regolare visto da rifugiato politico. Aveva un lavoro, è sposato con una cittadina americana e ha un figlio disabile di 5 anni. Già diversi anni fa, il 29enne era stato portato all’attenzione del governo americano tramite una denuncia anonima che lo associava all’organizzazione criminale Mara Salvatrucha, conosciuta anche come MS-13, nata a Los Angeles per poi diffondersi anche in Canada e in diversi Paesi dell’America Centrale, come Guatemala, Honduras e El Salvador.

Il processo che seguì alla denuncia dimostrò non solo che l‘uomo era innocente, ma che il motivo principale per il quale era stato costretto a lasciare il Paese d’origine erano proprio le minacce ricevute dalla MS-13. Per questo motivo nella sentenza la Corte aveva vietato perentoriamente ed espressamente il rimpatrio di Abrego Garcia.

Per legge, dunque, il cittadino salvadoregno non era deportabile. Il 15 marzo scorso, tuttavia, il rifugiato è stato arrestato e condotto nel carcere di massima sicurezza di El Salvador, con l’accusa di essere legato alla gang venezuelana Tren de Aragua e alla MS-13.

La battaglia legale per la liberazione di Abrego Garcia

La moglie e la famiglia di Abrego Garcia hanno deciso di intentare causa al governo per opporsi alla sua deportazione e detenzione illegali. La giudice Paula Xinis la scorsa settimana ha emesso un’ordinanza per la scarcerazione immediata, e aveva chiesto a Drew Ensign, legale del Dipartimento di Giustizia, di rendere noto dove si trovasse l’uomo. Ensign aveva replicato che il Ministero non era “ancora disposto a fornire i dettagli”, e che non avevano l’autorità di riportarlo a casa in quanto si trovava sotto la custodia di El Salvador.

L’udienza dell’11 aprile si è conclusa con la disposizione della giudice che afferma che fin quando Abrego Garcia non verrà rimpatriato, dovranno essere rese note quotidianamente la sua posizione e la situazione, nonché gli aggiornamenti sugli sforzi intrapresi per riportarlo a casa. La comunicazione di oggi in cui si dice che l’uomo è vivo e al sicuro nel carcere di massima sicurezza rientra negli adempimenti a questa disposizione.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo