Gaza, 9 morti in raid israeliano su Beit Lahia: attacco più mortale dal cessate il fuoco

Nuovo raid dell'Idf nella Striscia: i morti sono tutti civili, operatori di organizzazioni umanitarie. Israele giustifica l'attacco parlando dell'individuazione di una cellula terroristica

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Nove persone hanno perso la vita in un raid dell’Idf nel nord della Striscia di Gaza, nella cittadina di Beit Lahia. Lo riporta l’ufficio stampa di Hamas. Si tratta interamente di civili, nello specifico di operatori di organizzazioni di beneficenza. Secondo alcune fonti palestinesi il bilancio dei morti sarebbe ancora più alto, e si ritiene che fra le vittime vi siano anche alcuni giornalisti

Diverse altre persone sono rimaste ferite nell’attacco, che si ritiene sia stato il più mortale dall’inizio del cessate il fuoco con Israele in gennaio. Poco tempo prima del raid, l’esercito di Tel Aviv aveva affermato di  aver preso di mira una “cellula terroristica” a cui era stato attribuito l’utilizzo di “un drone che rappresentava una minaccia per le truppe dell’Idf nella zona“. Lo Stato ebraico vieta infatti l’uso di droni nella Striscia per timore che possano portare materiale esplosivo.

Secondo alcuni media locali si sarebbe trattato di un drone utilizzato per riprendere il tavolo della cena di Ramadan. Hamas invece ha dichiarato che il dispositivo servisse a filmare la distribuzione di aiuti umanitari.

Hamas: “colloqui di Doha per la tregua a Gaza sono falliti”

Alcuni funzionari del governo palestinese hanno dichiarato a Bbc Arabia che i colloqui in Qatar per determinare il proseguimento del cessate il fuoco con Israele sarebbero falliti. L’insuccesso sarebbe determinato da profonde divergenze con lo Stato ebraico, che persistono nonostante la mediazione offerta da Qatar ed Egitto.

Il piano Usa è stato infatti respinto da Hamas, che ha accordato soltanto la liberazione del soldato 21enne israelo-americano Idan Alexander e la restituzione di quattro salme di rapiti con doppia cittadinanza, a patto che si passi alle fase due dell’intesa sul cessate il fuoco. L’accordo originario prevedeva invece il rilascio di altri 4 ostaggi vivi oltre a Idan Alexander e di altri 10 salme, in cambio di diversi prigionieri palestinesi, in numeri e modalità ancora da definire.

C’è ancora un divario notevole con le proposte di Israele riguardo all’attuazione della seconda fase“, ha dichiarato un funzionario del governo di Gaza. “Israele insiste affinché circa 10 ostaggi vengano rilasciati vivi, dopodiché inizieranno i negoziati per la seconda fase”, ha raccontato. La posizione di Hamas al momento sarebbe quella di andare avanti con le trattative “solo Israele procede nell’accordo di cessate il fuoco. I colloqui dovrebbero iniziare il giorno del primo rilascio di ostaggi e durare non più di 50 giorni”.

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