Due alluvioni in meno di due anno hanno colpito duramente l’Emilia-Romagna: la prima a maggio 2023, la seconda nell’ottobre 2024. Se la prima ha lasciato il segno nella vulnerabilità del territorio, la seconda ha dimostrato che l’esperienza e la prevenzione possono fare la differenza. E Bologna, questa volta, ha retto l’impatto.
A distanza di cinque mesi dall’ultima emergenza, si è potuto constatare un miglioramento evidente nella gestione del rischio da parte delle amministrazioni locali. “La consapevolezza salva vite”, commentano dai vertici comunali. E infatti, grazie a una risposta coordinata tra Comune e Regione, le evacuazioni sono avvenute in tempo e senza incidenti gravi. Il maltempo continua a imperversare, ma oggi si sa meglio cosa aspettarsi.
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Un nuovo approccio: adattarsi al cambiamento climatico
Il concetto di ricostruzione, di cui si parla spesso, ha visto un’evoluzione. E così, non più soltanto riparare i danni, ma adattare il territorio agli eventi meteorologici estremi, ormai sempre più frequenti. Prevenzione e manutenzione quotidiana hanno permesso a Bologna di non finire sott’acqua, grazie all’impiego di tutti gli strumenti disponibili. Monitoraggio e coordinamento hanno ridotto la paura, senza però far abbassare la guardia. Con un solo unico obiettivo: non farsi trovare impreparati.
Dopo il 19 ottobre 2024, data in cui si sono accesi i riflettori su Bologna che vissuto uno dei picchi storici di precipitazioni, è iniziata una nuova fase. “La città si è riscoperta fragile, sia dal punto di vista idrogeologico che idraulico”, ha dichiarato l’assessora alla Protezione Civile, Matilde Madrid. Quindi, solo l’esperienza sul campo ha permesso di ripensare un’emergenza che spesso resta latente.
Il Piano Speciale e il nuovo Fondo per Bologna
Ai microfoni de Il Difforme, l’assessora ha annunciato un’intesa firmata “un mese e mezzo fa tra il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, e il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele De Pasquale”. Un accordo che prevede, tra le altre cose, un Piano Speciale per Bologna, inizialmente non incluso nell’attuale Piano Speciale destinato alla regionale contro il dissesto idrogeologico.
L’intesa figura affronta temi che vanno dalla sicurezza idraulica — che a Bologna non riguarda tanto le casse d’espansione dei grandi bacini, quanto piuttosto la necessità di un sistema idraulico adatto alla conformazione urbana — fino ai ruoli e alle tempistiche di intervento, che si sono articolati per offrire supporto concreto ai cittadini. E tra i punti salienti dell’accordo figura l’istituzione del Fondo per la Riparazione e l’Adattamento, inserito nel bilancio del Comune. Un’iniziativa definita “inedita” nel panorama regionale. Il fondo parte con risorse pubbliche, ma rimane aperto a contributi privati da aziende e fondazioni.
“Non possiamo permetterci di aspettare i tempi, spesso lunghi, dei piani ufficiali – ha spiegato Madrid –. Non possiamo deresponsabilizzarci rispetto ai problemi. Ecco perché abbiamo deciso di agire subito”.
Due obiettivi chiari
Così nasce il Fondo per la Riparazione e l’Adattamento, quando il Comune ha cercato di reperire risorse, integrando le competenze comunali con quelle regionali e con il contributo dei privati.
Il Fondo prevede due obiettivi principali: la riparazione dei danni causati dagli eventi estremi degli ultimi mesi e l’adattamento, cioè la realizzazione di una “serie di micro-opere” soprattutto lungo i percorsi collinari dove l’acqua tende a scendere rapidamente verso il centro urbano. Tra queste opere, sistemi di espansione, utili a ridurre la portata del torrente Ravone quando entra nelle tubature cittadine, mantenendola entro limiti sostenibili dal sistema idraulico.
La strategia punta anche su una manutenzione costante. Dalle griglie di filtraggio dei corsi d’acqua alla ricognizione delle strade a rischio, ogni dettaglio conta. “Non è solo questione di opere, ma di cura quotidiana – sottolinea Madrid –. È un lavoro che coinvolge tutta la comunità”.
“L’idraulica è vita mia, morte tua”
Con un’espressione amara ma efficace, l’assessora ha sintetizzato la posta in gioco: “L’idraulica è un ‘vita mia, morte tua’: se non si lavora con attenzione, le conseguenze ricadono su tutti”. Una battuta che racchiude un messaggio serio, ovvero la sicurezza idraulica non è un’opzione, ma una necessità, soprattutto in una città con specifiche come quelle di Bologna.
In attesa che i colli di bottiglia amministrativi vengano superati, si dimostra di voler passare dalla teoria all’azione. E l’evento dell’ottobre 2024, per quanto drammatico, ha avuto il merito di insegnare molto. La sfida, ora, è non dimenticare.
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