Difesa, il piano italiano per rafforzare l’esercito: soldati pronti tra 8 anni e investimenti sulle industrie

Secondo fonti del ministero della Difesa, l'esecutivo Meloni starebbe considerando la possibilità di far partecipare un contingente italiano anche in una missione che non sia a guida Onu al fine di non creare frammentazioni

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Il gruppo dei “volenterosi” proposto dal francese Emmanuel Macron e dal britannico Keir Starmer potrebbe includere anche l’Italia. Un’ipotesi ancora lontana nel tempo e nello spazio, ma che comunque il governo starebbe valutando, alla luce delle evoluzioni delle ultime settimane in termini di difesa europea. La potenza russa e le intenzioni degli Usa, che potrebbero defilarsi dalla Nato pur non uscendone, hanno creato un certo timore in Europa, sempre più consapevole di essere diventata troppo dipendente dai suoi alleati.

Così, è nato il piano di riarmo europeo e in contemporanea Francia e Germania hanno presentato un piano per garantire a Kiev le sicurezze di cui avrà bisogno a seguito della conclusione della guerra con la Russia. I “volenterosi“, dunque, sono Paesi che decideranno di fornire i loro soldati per le forze di interposizione in Ucraina. Il piano prevedrebbe l’invio di circa 30mila militari, un numero piuttosto esiguo secondo alcuni, e avrebbe lasciato scettica il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Il premier, così come il ministro degli Esteri, ha più volte ribadito che la sua intenzione non è quella di mandare soldati italiani nel Paese di Volodymyr Zelensky. Eppure, secondo fonti del ministero della Difesa, l’esecutivo Meloni starebbe considerando la possibilità di far partecipare un contingente italiano anche in una missione che non sia a guida Onu. Il cambio di prospettiva, però, sarebbe legato alla possibilità che a questa spedizione prendano parte forze extraeuropee e soprattutto che vi sia l’avallo di entrambe le parti, compresa la Russia.

Difesa, il piano per una missione con Paesi extra Ue

Al momento, in Europa si sta discutendo di una possibile guida turca della missione, con l’adesione di Paesi alleati come il Giappone e il Canada. I tempi comunque sono piuttosto lunghi e la linea del governo per ora è quella dell’attesa, sia per comprendere in che modo intendono muoversi gli altri Paesi sia per evitare strappi che potrebbero rivelarsi complessi da gestire. Il prossimo passo, quindi, è la riunione che martedì si svolgerà all’Eliseo alla presenza dei capi di Stato maggio di alcuni Paesi Ue. Luciano Portolano andrà in nome dell’Italia e discuterà quindi della missione proposta da Macron e Starmer.

Il ministro della Difesa Guido Crosetto
Il ministro della Difesa Guido Crosetto

In Italia, intanto, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il premier Meloni si incontreranno per discutere la posizione del Paese in vista del summit con i Paesi E5, ovvero Francia, Germania, Polonia e Gran Bretagna. In questi due appuntamenti potrebbe quindi registrarsi un’apertura dell’Italia alla missione in Ucraina senza l’egida dell’Onu. Un tentativo di non frapporsi e soprattutto la scelta consapevole di un Paese che sa ormai che non vi sono strade alternative. Chiusa l’ipotesi dell’iniziativa europea ed eliminata la possibilità che Kiev entri nella Nato, l’unica strada percorribile sarebbe quelle dell’articolo 5 del Patto atlantico, che però al momento rappresenta una possibilità fin troppo pericolosa.

Difesa, il piano italiano per il rafforzamento dell’esercito

Lo Stato maggiore dell’esercito, poi, starebbe lavorando ad un piano piuttosto complesso e articolato per il miglioramento dell’esercito del nostro Paese. Lo riportano fonti de La Stampa, che spiega come il governo italiano stia considerando di investire in un miglioramento degli strumenti militari a nostra disposizione e soprattutto all’ampliamento dei contingenti italiani. Si prevede di addestrare tra i 30 e i 40mila militari, aumentando così di un terzo la capacità difensiva italiana.

Non si tratterebbe di riservisti, come inizialmente ipotizzato, ma di effettivi che saranno pronto tra cinque o otto anni secondo le stime dello Stato maggiore. L’indicazione su come procedere sarebbe stata data dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, che sarebbe al lavoro per cercare di colmare il divario che esiste tra i contingenti italiani e quelli esteri. Il piano, a lungo termine, prevede che, anche grazie alle risorse europee per le spese militari, in dieci anni l’Italia riesca a rimettersi in pari.

Oltre agli uomini da addestrare, poi, l’Italia dovrà lavorare per rimettere in moto le catene di approvvigionamento delle industrie italiane, in particolare quelle dell’acciaio, delle componenti meccaniche, elettroniche e della logistica. Un intervento emergenziale, anche in vista delle condizioni in cui versano le strumentazioni militari italiane, soprattutto a seguito dell’annuncio Usa di un possibile ritiro delle truppe dall’Ue.

L’Europa dunque cerca di correre ai ripari e in contemporanea l’Italia prova a rimediare ad anni in cui la minaccia bellica non sembrava preoccupante. Risanare l’industria, triplicare le forze militari e al contempo lavorare al piano di Von der Leyen, comporterà un ingente spesa economica per il Paese. Proprio per questo, il premier ha indetto una riunione a Roma per capire in che modo aumentare le spese nei prossimi mesi. Un argomento che Meloni tratterà anche con Donald Trump, nel viaggio che si ipotizza si verificherà entro la fine del mese.

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