Coma, polmonite bilaterale, crisi epilettiche, trombosi e problemi cardiaci. Questi gli effetti collaterali dopo due lunghi mesi di ricovero a seguito del malessere riportato dall’aver consumato del salmone affumicato. Si tratta della vicenda che vede protagonista una donna di 63 anni che nel luglio 2023 acquista alcune confezioni sottovuoto del prodotto in un supermercato del Bolognese, lo consuma così com’è e il giorno dopo inizia a sentirsi male.
Dall’ospedale la 63enne era uscita in carrozzina e la commissione medica le aveva riconosciuto l’invalidità al 100%, oggi calata al 35. Una condizione che in ogni modo non le permette di correre, facendo fatica a camminare e a volte a respirare. “Spesso – spiega la donna – non mi ricordo alcune parole, non riesco ad affrontare dei gradini se troppo alti, per arrivare in tempo alla fermata dell’autobus devo partire molto prima. La mia vita è stata stravolta e continua ad esserlo”.
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Salmone affumicato contaminato dal listeria
Quindi, quattro comunissime confezioni di salmone affumicato sottovuoto aggiunte all’insalata e poi mangiato. Il giorno dopo inspiegabili sintomi cominciano a palesarsi, in un vortice di malori destinato a peggiorare fino ad un ricovero d’urgenza al reparto di terapia intensiva del policlinico Sant’Orsola per la durata di 20 giorni.
La diagnosi? Listeriosi. Come segnalato dall’Istituto Superiore di Sanità, “è un’infezione causata dal batterio Listeria monocytogenes, generalmente dovuta all’ingestione di cibo contaminato e pertanto classificata fra le malattie trasmesse attraverso gli alimenti”. Ma oltre il danno anche la beffa, perché la donna che ha affrontato un vero e proprio calvario ha saputo che “l’assicurazione non vuole risarcire“, nonostante l’Ausl di Bologna abbia verificato che il pesce fosse contaminato da concentrazioni altissime di Listeria e la ditta importatrice sia finita sotto inchiesta.
Le analisi, disposte dalla Procura, hanno confermato una concentrazione di 3 milioni di unità di batterio per grammo una “quantità esageratamente alta” e “fortemente nociva”, come sottolineato nella querela presentata dalla donna. Il salmone, ad ogni modo, è stato considerato “correttamente conservato” in frigo nonché “consumato entro la data di scadenza”. Motivo per cui, il pm Gabriella Tavano, dopo le indagini, ha chiesto il rinvio a giudizio del legale rappresentante della ditta importatrice del salmone, con sede ad Ancona e si sta attendendo l’udienza preliminare. Il fascicolo è per lesioni colpose gravi e commercio di alimenti nocivi.
Al momento, però dall’assicurazione della società importatrice, nessun segnale di risarcimento. “È vergognoso – puntualizza indignata la donna – dovrebbero ricoprirmi d’oro, anche per le tante spese sostenute, tra medicine e fisioterapia”.
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