E’ scattato il primo arresto per le inchieste sull’urbanistica della città di Milano. La vicenda riguarda la serie di fascicoli aperti negli ultimi anni su presunti illeciti nei permessi di grossi progetti edilizi. Oltre alle singole violazioni urbanistiche la Procura di Milano ipotizza l’esistenza di una rete di professionisti pubblici e privati che controlla e approva questi progetti in modo non trasparente. L’ex dirigente comunale milanese Giovanni Oggioni sembra abbia fatto parte di questa rete e da ieri è ai domiciliari.
“Non posso dire nulla appena capisco qualcosa mi pronuncerò“, così il sindaco del capoluogo lombardo, Giuseppe Sala ha commentato a caldo la vicenda che, a detta sua, lo porterebbe a vivere preoccupato. Non avendo al momento elementi sufficienti per esprimere giudici, il primo cittadino ha dichiarato di non essere al corrente dei fatti imputati, ben che meno se i fatti siano stati imputati quando l’ex dirigente comunale di Milano era insediato in Comune, alla Commissione paesaggio o quando lavorava per Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili.
Leggi Anche
Le accuse e i reati ipotizzati
Come si legge nell’ordinanza, per la Procura di Milano si sarebbe di fronte a “un’organizzazione parallela” che avrebbe preso il posto di quella istituzionale degli uffici comunali, nell’ottica di privilegiare i professionisti prescelti, attraverso la valutazione positiva dei loro progetti nonostante non rispettassero le norme.
I pm ipotizzano che tale organizzazione, che sarebbe stata ideata e diretta dallo stesso Oggioni, avrebbe quindi lo scopo di favorire alcune società operatrici per procurarsi in cambio arricchimenti economici. Inoltre, secondo la ricostruzione, con tale sistema gli indagati sarebbe stati efficacemente tutelati al punto che la loro richiesta di approvazione del decreto Salva Milano per bloccare le indagini dei magistrati, sarebbe stata immediatamente portata all’attenzione del Governo e del Parlamento. Per la vicenda, sono state ipotizzate dai pm le accuse di corruzione e frode processuale.
Milano, falso e depistaggio
Oggioni però deve rispondere anche di falso e depistaggio in quanto, secondo quanto sostenuto dalla pubblica accusa di Milano, “avrebbe falsamente rappresentato lo stato dei luoghi“, ossia il superamento delle altezze consentite, aggiramento delle norme sui cortili, l’ampliamento delle cubature e superfici edificabili, nell’ambito di alcuni iter autorizzativi edilizi. Tra le motivazioni, figura anche l’aver “modificato le credenziali di accesso dei cloud già sotoposti a sequestro lo scorso novembre” dai finanzieri del Nucleo Polizia economico finanziaria della Guardia di finanzia di Milano, impedendo così di procedere alle copie forensi necessarie alla polizia giudiziaria per condurre le indagini.
Quindi, secondo quanto si legge nelle richiesta di custodia cautelare firmata dai pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, l’ex dirigente comunale milanese, oltre a muoversi come “cerniera” tra pubblico e privato per favorire gli interessi delle imprese edili e a indirizzare attraverso canali politici la pdl Salva Milano insieme al progettista indagato, Marco Cerri, avrebbe delineato una sua strategia per cercare di contrastare le indagini della Procura, “lamentandosi che la giunta scegliesse, invece, altre strade”.
Le lamentele di Oggioni sarebbero emerse da alcune intercettazioni dello scorso settembre tra il vicepresidente vicepresidente della Commissione paesaggio fino a gennaio scorso, e il 68enne ex direttore dello Sportello unico edilizia. Stando a quanto riassunto dai pm, l’architetto arrestato si lamentava perché, a suo dire, con le inchieste in corso e i cantieri fermi, il sindaco Giuseppe Sala sarebbe dovuto “andare dal Procuratore Generale e portare delle modifiche al Pgt“, piano di governo del territorio, “per risolvere“.
Affermava, inoltre, che se lui “fosse stato al posto di Tancredi“, l’assessore milanese alla Rigenerazione urbana, “sarebbe andato dal sindaco, avrebbe preso tutte le convenzioni” sui progetti edilizi e contestate dalla Procura, “le avrebbe portate in Giunta e le avrebbe fatte validare in modo tale che la Procura non avrebbe potuto dire niente“.
Sala: “Vivo preoccupato”
Giuseppe Sala è stato invitato durante la co-gestione dagli studenti del liceo Parini. “Non do giudizi – afferma il sindaco – perché non è il caso ma a Milano l’edilizia è ferma perché le indagini della Procura hanno portato al fatto che c’è una paralisi“, e molte realtà che avevano un’autorizzazione del Comune oggi si vedono mettere in discussione dalla Procura.
“Siamo partiti dal fatto che avevamo circa 200 aree urbane dove c’erano ex fabbricati industriali abbandonati e abbiamo lavorato per rigenerare quelle aree“, ha ricordato il sindaco spiegando che erano stati erogati permessi di costruzione per sostituire un fabbricato con un palazzo. Infatti, sarebbe proprio questo il punto che viene contestato dalla Procura ma Sala giustifica i fatti dichiarando di aver mantenuto gli stessi metri quadrati. Un’altra accusa, inoltre, è di avere dato “procedure semplificate” per tutti i palazzi superiori a 25 metri sui ci vigerebbe però una legge del 1942 che spiega come queste operazioni debbano passare da un iter procedurale particolare, “noi abbiamo semplificato – puntualizza Sala – e ci accusano”.
Nell’ambito delle domande in riferimento all’inchiesta sono inevitabilmente confluiti anche i quesiti in merito al Salva Milano. A chi gli ha chiesto se dopo l’arresto dell’architetto Oggioni ora possano esserci ripercussioni sul provvedimento, Beppe Sala ha risposto che dipende proprio da quando è stato commesso e se è stato commesso il fatto e a cosa va attribuito “quindi non lo so, proviamo a capire un po‘”.
Cos’è il Salva Milano
Salva Milano è il provvedimento che punterebbe a sbloccare la situazione urbanistica meneghina, in stallo da mesi a causa delle inchieste della magistratura che hanno messo nel mirino quelle ristrutturazioni diventate nuove costruzioni grazie a una “semplice Scia“, ovvero un documento di “segnalazione certificata di inizio attività”, che di solito si usa per interventi minori di manutenzione o restauro e che permette di accelerare le procedure burocratiche e non a un Permesso di costruire. Si tratta di una situazione che risulta ormai bloccata da oltre un anno e mezzo.
Quindi, ci sarebbe la necessità di una prima risposta per consentire al settore di continuare a operare. Si punta poi a procedere con rapidità a una revisione del sistema normativo delle costruzioni in quanto sembrerebbe basato su normative antiquate.
© Riproduzione riservata