Il rapporto presentato dal Ministero della Salute sui livelli essenziali di assistenza (Lea) non ha per nulla soddisfatto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che in un intervento ad un convegno al Pirellone ha duramente criticato la classifica in esso stilata, sostenendo che fosse basata su “parametri che non hanno niente a che vedere con la sanità“.
A scatenare la rabbia di Fontana, l’arretramento di ben 4,6 punti della Regione Lombardia, che finisce quindi al sesto posto tra le Regioni più all’avanguardia. “È inaccettabile“, ha infatti tuonato il governatore, sottolineando che i parametri presi in considerazione sarebbero solo “cose cervellotiche, che hanno l’obiettivo di penalizzarci“. Fontana ha infatti chiarito che i dati raccolti dal ministero si fonderebbero su questioni che non hanno nulla a che fare con la sanità e su codici che sono diversamente interpretabili a seconda delle aziende sanitarie e delle Regioni.
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Nello specifico, il rapporto del Ministero si baserebbe sul Nuovo sistema di garanzia (Nsg), il cui compito è monitorare la qualità delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale a tutti i pazienti. Rispetto agli anni passati, quindi, la classifica ha posto in prima posizione il Veneto, seguito dalla Toscana e dalla provincia autonoma di Trento. Invece, sotto la soglia in almeno uno o due indicatori troviamo la Valle d’Aosta, l’Abruzzo, la Calabria e la Sicilia.
Il ministero della Sanità è quindi intervenuto, innanzitutto per criticare la reazione del governatore, definendola “inopportuna“, e poi per specificare che l’obiettivo del monitoraggio messo in atto non è penalizzare le Regioni, ma “assicurare ai cittadini l’erogazione delle prestazioni a cui hanno diritto“. Inoltre, è stato specificato che le classifiche additate da Fontana non sono state realizzate dal Ministero, che si sarebbe limitato a pubblicare i dati sulla corretta erogazione dei Lea.
Fontana: “Parole inopportune perché la misura è superata”
Il presidente della Lombardia ha innanzitutto voluto specificare che, a definire inopportune le sue parole, è stato il ministero e non il ministro della Salute, Orazio Schillaci. Inoltre, Fontana ha spiegato di non aver mai utilizzato prima questo tipo di toni e che, forse, “questa volta la misura era stata superata“. Nello specifico, secondo il governatore, non è la classifica in sé ad aver scatenato la sua reazione, ma il fatto che siano stati usati “parametri assolutamente inaccettabili e criticabili e che ogni tanto si inseriscono e ogni tanto no“.
Il governatore lombardo aveva infatti sostenuto che il metodo utilizzato quest’anno dal ministero non poteva essere il metodo di giudizio da adottare per il funzionamento della sanità. “Hanno creato una classifica fondata su parametri che avevano già detto fossero inappropriati, per dire che la nostra sanità è peggiorata“, ha spiegato Fontana, per poi aggiungere che nella classifica stilata dalla rivista Newsweek, invece, l’ospedale di Niguarda risulta il migliore di Italia e tra i primi dieci ne sono presenti cinque lombardi.
Mettendo a confronto i due dati, ha chiarito il governatore, “uno dei due dice una puttanata“. Fontana si dice comunque soddisfatto degli obiettivi raggiunti e riconosciuti dalla rivista e quindi sostiene di non voler più dare troppo peso a quanto dichiarato dalle istituzioni. “Quello che succede a Roma ci riguarda fino a un certo punto. Anzi, non vogliamo neanche pensare che ci riguardi“, ha dichiarato il governatore, per poi concludere: “La Lombardia sta sulle balle a tutti perché è la migliore“.
La classifica e gli indicatori del ministero della Salute
Il rapporto presentato dal ministero ha dipinto un quadro complessivo in cui emergono passi in avanti nel campo dell’Ssn, soprattutto per quanto riguarda la tempestività dei ricoveri, fino alle urgenze sui tumori, e allo stesso tempo situazioni che richiederebbero invece una maggiore attenzione. Le vaccinazioni, gli screening oncologici, la capillarità dell’assistenza verso località remote o pazienti non autosufficienti presentano ancora ingenti difficoltà.
Inoltre, il report evidenzia anche diversità tangibili tra le Regioni che offrono servizi di assistenza di qualità non solo ai propri residenti ma anche ai pazienti che devono muoversi e sostenere spese extra per accedere alle cure. Nello specifico, infatti, la fragilità dell’Ssn è verificabile soprattutto sul tema dell’assistenza territoriale. Il traguardo fissato al 2026 per il raggiungimento della riorganizzazione della sanità sembra sempre più lontano, nonostante l’implemento giunto nel periodo Covid con lo stanziamento di 7 miliardi di fondi Pnrr.
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