Olaf Scholz, cancelliere uscente e duramente punito dalle urne, non ha perso tempo a congratularsi con Freidrich Merz, cancelliere entrante e trionfatore del voto con un sicuro 29%. Si deve però riconoscere che le congratulazioni dello sconfitto al vincitore assomigliano tanto a una vecchia cartolina ingiallita saltata fuori dai cassetti della memoria, a ricordarci che c’è stato un tempo in cui la politica aveva un galateo, le contese elettorali avevano un loro fair play. Il voto tedesco ha un significato straordinario, e definirlo storico non è un cedimento alla retorica.
L’ombra del partito protonazista di Alice Weidel , AfD, si è allungata ma non fino al punto da rendersi indispensabile per la nascita del governo. E in politica se non sei indispensabile per formare un governo, devi ingegnarti di essere utile all’opposizione. La Spd è uscita piegata dal voto, raccogliendo il peggior risultato nella sua storia recente. Ma è indispensabile per formare il futuro governo guidato da Merz. È il bello e l’utile del sistema proporzionale.
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La Germania torna da questa sera a essere il cuore pulsante dell’Unione europea. Il motore economico è imballato, è vero, e il disagio che serpeggia in ampi settori della società tedesca ha trovato nel voto all’Afd il suo sbocco naturale. È presto per comprendere le conseguenze che dal voto verranno all’Europa e più in generale nei rapporti euro-atlantici. Qualche osservatore ha azzardato, fra i possibili sviluppi, il rilancio dell’Alleanza atlantica basato sull’invio di truppe europee in Ucraina, l’aumento della spesa per la Difesa e la capacità di produrre armi. Quanto al primo punto, si tratta di convincere Putin, impresa difficile, ad accettare forze militari europee, cioè di Paesi che lo hanno combattuto, in Ucraina.
Vero che è possibile incrementare le spese per la difesa, una volta ottenuto il semaforo verde dalla Commissione europea per scorporarle dal Patto di stabilità. Più complicato è arrivare in tempi rapidi a una razionalizzazione nella produzione delle armi. Si tratta di definire una politica industriale e arrivare a fusioni, coproduzioni fra industrie gelose dei propri brevetti e, in poche parole, definire un’agenda delle priorità ma solo dopo aver costruito un protocollo politico sulla titolarità del responsabile e sulle procedure d’uso.
Più importante appare, questa sera, un altro risvolto: la Germania torna in sella con un cancelliere pienamente legittimato dal voto popolare (l’affluenza vicino all’84% è la più alta dal 1987) e sarà più agevole, dopo le incomprensioni fra Scholz e Macron, ricostruire l’asse con Parigi. Conseguenza di una ritrovata intesa franco-tedesca sarà la richiesta a Trump e Putin di riconoscere il diritto della Ue di sedere al tavolo dei negoziati per l’Ucraina.
Prima ancora dell’esito del voto, la presidente della Commissione von der Leyen aveva ribadito, dopo i colloqui telefonici con Macron e Starmer, il sostegno “incrollabile” dell’Unione europea a Kiev. Significa che Francia e Inghilterra, le due potenze nucleari che siedono come membri permanenti nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, si preparano a dare battaglia quando domani mattina, alle ore 9 (le 15 in Italia) si dovrà discutere la risoluzione degli Stati Uniti sull’Ucraina. Un testo breve, ma spigoloso e difficile da accettare per l’Ucraina, l’Inghilterra e la Francia.
Non c’è alcun cenno all’integrità territoriale dell’Ucraina e nessun riferimento alle responsabilità della Russia come paese aggressore. Il segretario dell’Onu, Antonio Guterres, ha lasciato intendere che l’integrità del territorio è la premessa indispensabile per arrivare a una pace “giusta e duratura”. Sarà da vedere la piega che prenderà la discussione e come reagiranno francesi e inglesi. Passa anche dal Palazzo di Vetro la via per rilanciare l’integrazione politica europea.
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