Nucleare, alla Camera una tavola rotonda su opportunità e strategie: il mix energetico è davvero la risposta?

La Sala della Lupa si riempie dei player del settore energetico, tra cui Eni ed Enel, di Sogin, Ansaldo nucleare e di numerose figure istituzionali, divenendo teatro di uno scambio schietto e mirato sul tema del nucleare all'interno della transizione energetica del Paese. Un'opportunità da cogliere per l'Italia, nonostante le tempistiche lunghe e gli ostacoli sul percorso, al fine di compiere il passo in avanti necessario a diminuire il gap che esiste tra l'Italia e le altre Nazioni del mondo

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Il nuovo nucleare sostenibile è un’opportunità per l’Italia? Questa è la domanda a cui il tavolo dei lavori nella Sala della Lupa alla Camera dei deputati, istituito dal responsabile Energia di Fratelli d’Italia alla Camera, Riccardo Zucconi, ha cercato di dare una risposta. Alla presenza dei maggiori player del settore, tra cui Eni, Enel e Ansaldo nucleare, dell’amministratore delegato della Società italiana gestione impianti nucleari (Sogin), Gian Luca Artizzu, oltre a innumerevoli altri esperti del settore, il convegno ha cercato di dare riscontri concreti agli ancora numerosi interrogativi riguardanti la transizione energetica nel nostro Paese.

Un progetto a lungo termine, che vedrà i primi reattori in funzione nei prossimi decenni, ma su cui si continua a lavorare nell’ottica di rendere l’Italia indipendente a livello energetico e soprattutto in grado di fornire a famiglie e imprese energia a costi competitivi. Il nucleare sostenibile, ovvero quello che viene prodotto da centrali nucleari di quarta generazione, diventa quindi un’opportunità, come sottolineato dai numerosi interventi istituzionali nel corso del convegno.

Paolo Trancassini, Questore anziano della Camera, Nicola Procaccini, Eurodeputato FdI e Co-Presidente del Gruppo ECR al Parlamento europeo, Claudio Barbaro, Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Francesco Filini, deputato e coordinatore Ufficio Studi Fratelli d’Italia, e molti altri sono intervenuti nel corso della tavola rotonda proprio per mettere in luce le possibilità infinite che il nostro Paese ha davanti a sé, anche grazie al suo primato nelle competenze.

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I relatori del convegno

L’obiettivo primario è quello di prendere in considerazione ogni tipo di energia possibile. Dall’eolico, all’idrogeno, passando per nuove tecnologie che ancora devono essere individuate, l’Italia deve svilupparsi in più settori, tenendo a mente quel mix energetico fondamentale per giungere alla sovranità energetica. Una parola che sembra far paura ma che ad oggi risulta indispensabile. Lo stop degli approvvigionamenti di gas russo, che dal primo gennaio non giunge più in Europa tramite i metanodotti ucraini, ha insegnato al nostro Paese una lezione importante.

L’indipendenza energetica è fondamentale nell’ottica di un contesto geopolitico incerto, in cui gli alleati di un tempo possono divenire gli avversari del presente. I dazi di Donald Trump, uniti alla necessità di acquistare gas statunitense per produrre combustibile ed energia, ha dimostrato all’Europa la fragilità dei suoi accordi e delle sue infrastrutture.

L’Italia non può più rinunciare al nucleare“, ha più volte sottolineato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, sottolineando come il fotovoltaico e l’eolico off-shore siano una possibilità che però da sola non è più sufficiente. “Il nostro Paese dipende quasi esclusivamente dall’estero per i costi dell’energia e nei prossimi venti anni assisteremo al raddoppio delle necessità“, ha aggiunto, evidenziando il bisogno di prendere in considerazione nuove risorse, comprese quelle del nucleare.

Nel corso del convegno, dunque, hanno preso la parola gli esperti del settore, nell’ottica di chiarire alcuni dei punti più cruciali della transizione energetica italiana. Se Alessandro Sabbini, Manager Rapporti Istituzionali di Eni, ha ricordato la sicurezza che proviene dagli impianti di nuova generazione che non prevedono la fissione nucleare, e Nicola Rossi, Responsabile Innovazione di Enel, ha evidenziato l’esperienza e la visione di un player fondamentale del settore, l’amministratore delegato di Sogin, Gian Luca Artizzu, ha cercato di chiarire l’importanza della giusta comunicazione da affiancare alla creazione di un deposito italiano per i rifiuti nucleari.

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Gian Luca Artizzu, amministratore delegato di Sogin

Questi non sono un problema ma una caratteristica della gestione del nucleare“, ha innanzitutto chiarito l’Ad Sogin, sottolineando che un impianto in fusione produce una quantità minima di rifiuti rispetto a quello che emette in termini di tecnologia elettrica. “Caorso, che è tra i più avanzati centri in Italia, ha prodotto 6 miliardi di KwH l’anno, senza funzionare a pieno regime“, ha sostenuto Artizzu, con l’obiettivo di spiegare che lo smantellamento della stessa centrale ha invece prodotto numeri spaventosi di rifiuti rispetto a quanto prodotto mentre era in funzione.

Quindi, l’amministratore delegato di Sogin si è concentrato sul tema cruciale del deposito nazionale, evidenziando come il tema delle “scorie“, termine secondo Artizzu improprio per parlare di rifiuti nucleari, sia stato utilizzato per contrastare il ritorno del nucleare nel Paese. “Dobbiamo capire se stiamo comunicando bene cosa sono i rifiuti nucleari e come vengono trattati“, ha spiegato Artizzu, portando un esempio pratico nei lavori del convegno: “Se questi ultimi vengono posti in un deposito nucleare rilasciano nell’ambiente l’equivalente di 1000 banane, ovvero un’emissione che per l’ambiente esterno non è percepibile“.

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