Maxi retata a Palermo con 183 provvedimenti restrittivi, tra ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip e fermi disposti dalla Procura palermitana, da parte del corpo carabinieri. Un blitz che ha colpito al cuore la mafia che sognava di tornare agli antichi splendori ponendo speranza nelle nuove generazioni. Cosa Nostra cercava di riorganizzare una struttura portante per coordinarsi rinvigorendosi da nuovi flussi di denaro.
Dalla maxi operazione guidata da Maurizio de Lucia sono emerse anche le nuove tecnologie, con tecniche di comunicazione criptata, utilizzate per comunicare e gestire l’associazione a delinquere perfino dal carcere, mentre si intrecciava una fitta rete di informatori e mediatori. Tra le altre cose, proprio nell’ambiente carcerario erano individuati i nuovi fidati mafiosi.
L’imponente inchiesta coordinata dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha colpito gran parte della città siciliana e dei comuni limitrofi, nei quartieri di “Porta Nuova“, “Pagliarelli“, “Tommaso Natale-San Lorenzo“, “Santa Maria del Gesù” e “Bagheria“.
Le accuse contestate agli arrestati, a vario titolo, riguardano associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico di droga, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, oltre ad essere responsabili di reati anche contro il patrimonio e la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo.
Una retata che ha innescato l’immediata reazione delle famiglie degli accusati. Infatti, una folla di parenti di alcuni degli arrestati nell’operazione antimafia si è radunata davanti alla sede del Comando provinciale dei carabinieri, la caserma “Giacinto Carini” di piazza Verdi di Palermo dove sono stati condotti gli indagati.
Palermo, le dinamiche dell’operazione
Dalle intercettazioni era emerso come nei mandamenti si riuscisse ad avere notizia delle operazioni delle forse dell’ordine. Un fattore non indifferente che ha costretto la procura ad agire in fretta.
Le indagini si sono, quindi, concentrate contemporaneamente su più mandamenti e da tutti sarebbe emerso il medesimo quadro organizzativo all’insegna del ritorno ai tempi d’oro dopo 30 anni di arresti. Una mafia rinnovata, che usa nuove tecnologie e con un armamentario da guerra, in cui proseguono i tradizionali affari di traffico di droga e di pizzo estesa ai ristoranti della provincia di Palermo.
Inchieste di altri tempi
Numeri monumentali risultati dall’inchiesta coordinata dai magistrati ricordano una delle operazioni antimafia entrate nella storia della lotta a Cosa Nostra. Tra il 28 e il 29 settembre del 1984 , ad esempio, venne condotto il blitz di San Michele, in seguito alle rivelazioni del boss Tommaso Buscetta al giudice Giovanni Falcone. L’allora Ufficio Istruzione di Palermo, in quell’occasione, fece scattare 366 mandati di cattura.
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