A Che tempo che fa è stata intervistata l’onorevole Ilaria Salis, per presentare il libro Vipera in uscita martedì 11 febbraio, dove parla di ciò che le è successo in questi due anni e com’è stato l’arresto a Budapest.
La Salis ha spiegato anche perché ha scelto questo titolo: “Vipera perché ha una stratificazione di diversi significati, a livello letterale, mi ha colpito questa parola perché mi sono trovata nella mani della polizia ungherese mi chiamavano vipera che in realtà è un bastone telescopico che un agente mi aveva inserito nello zaino insieme ad un cappello di lana“. Bastone che poi ha peggiorato la sua situazione in tribunale.
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Perché la Salis stava manifestando?
“A Budapest si manifestava contro il giorno dell’onore, un tentativo di riscrivere la storia, giornata in cui viene celebrato il tentativo da parte di un gruppo nazista di infangare la memoria, un gruppo pericoloso di estrema destra, si concentrano a migliaia, sfilano con svastiche. Io ero lì per manifestare contro questa situazione“, ha spiegato la Salis.
Quindi l’accusa per l’onorevole è quella di aver aggredito alcuni manifestanti. Al momento è stata rinviata a giudizio e rischia 24 anni di carcere, ma gode dell’immunità parlamentare dopo che è stata eletta in Parlamento.
Fabio Fazio ci ha tenuto a specificare che sia le vittima sia i testimoni non l’hanno mai riconosciuta, perciò la Salis ha aggiunto: “Ho fatto 15 mesi di carcere preventivo“.
Il rapporto tra la Salis e Orban
Ilaria Salis si sente bersaglio del governo ungherese: “Per il governo ungherese è un processo politico, più volte sono stata bersaglio di dichiarazioni pesanti anche dallo stesso Orban, mi descrivono come delinquente e terrorista, per loro merito una pena esemplare. Penso che sia un accanimento in generale contro gli anti fascisti”.
Ha poi aggiunto: “Io sono stata liberata perché eletta, il processo sospeso, ma la situazione è ancora aperta perché l’Ungheria ha chiesto al Parlamento la revoca. Adesso il Parlamento è chiamato a decidere a porte chiuse. Io spero che i miei colleghi si rendano conto della situazione e che non può esserci un processo giusto contro gli antifascisti in Ungheria”.
La testimonianza di Ilaria Salis: cosa ha vissuto in carcere
A proposito dei mesi in carcere Ilaria Salis ha raccontato: “E’ stata veramente dura, anche a livello di pressione che mi mettevano addosso. Io non ho parlato per più di 6 mesi con la mia famiglia. Appena sono arrivata in questura mi hanno messo dei vestiti sporchi, mi hanno sequestrato tutto e mi hanno dato cose malconce, con stivali con tacchi a spillo per un mese e mezzo, ero senza ciabatte”.
Ha aspettato mesi prima di riuscire ad entrare in contatto con i genitori: “Non facevano passare nemmeno un pacco, io sono stata un mese e mezzo con un solo paio di mutande e calzini. Dopo le varie pratiche mi hanno negato i colloqui perché sostenevano che c’era un pericolo di inquinamento delle prove, come se i miei genitori potessero essere complici. Io li ho rivisti dopo 8 mesi con un vetro divisorio“.
La Salis ha chiuso l’intervista rivelando che le piacerebbe tornare ad insegnare: “Non voglio chiudere questa porta”.
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